La spiritualità della croce ha conosciuto periodi di grandezza e fasi alterne di decadenza, come è naturale per un evento che ha riflessi di penombra. Si è trattato però di sfumature interpretative, perché la croce è struttura portante, da non essere posta in discussione. La promessa di Cristo di fissarla come centro di attrazione è garanzia che la fa essere porto sicuro che accoglie, fonte di potenza salvifica e di esemplarità filiale. Per questo essa rimane in ogni tempo elemento essenziale di santità. Guardare la croce significa specchiarsi nella volontà di Dio, resa crocifiggente nel servizio del Figlio, ed arrivare a condividere la fedeltà e la carità di Cristo che ha dato la vita per noi, vittima di espiazione per i nostri peccati ed esempio altissimo di oblatività. Guardare la croce diventa così uno degli esercizi più difficili di formazione permanente: al Calvario non si finisce mai di imparare, come non si è mai sazi di amare. Perché la croce è il Crocifisso; su di essa gli strazi dell’agonia lo consumano, ed attorno ad essa si infierisce con lo scherno, che appartiene all’umana fragilità. È sulla croce che si incontrano la miseria dell’uomo e la misericordia di Dio; piantata in terra, la croce sembrerebbe affondare le radici nella malizia degli uomini, ma essa si proietta in alto, come un indice puntato al cielo, sulla misericordia di Dio. Lasciarci catturare da questa misericordia sconfinata che interpella, trasfigura e salva, costituisce l’unica maniera possibile per accostarci con rispetto e amore al dramma che quell’Albero esprime e al mistero che rivela. Abbiamo bisogno che ci sia tolto il velo; per questo ascoltiamo la rivelazione del mistero, per affacciarci – increduli e quasi senza capire – sull’amore infinito di Dio che, in croce, si manifesta glorioso, e la cui misura di amare senza misura diventa il documento di un rapporto da vertigini. Il palpito inesauribile del cuore di Dio si apre sull’umanità trafitta del Figlio perché dal petto squarciato, per l’effusone dello Spirito, nasca un nuovo mistero d’amore, credibile fino al punto da trasformarsi in comunità dove il modello, umanamente irraggiungibile, si fa fonte di vita rinnovata. E la croce vuota e il vuoto sepolcro si intrecciano, si vivono, si propongono nella fede che salva, nella speranza che anima, nell’amore che salda: la croce diventa il diritto di Dio ad essere amato, a trovare testimoni del Corpo dato e del Sangue versato, capaci di fare di Cristo il cuore del mondo. Volgendo lo sguardo al Crocifisso, i cristiani accolgono trepidanti il messaggio sublime che Egli – il solo che abbia parole di vita eterna – dirige a ciascuno; vi attingono la forza per sorreggere ed alimentare la loro testimonianza di discepoli ed amici. Appuntamento irrinunciabile di amore e di vita.
Guardare la croce
Parola di Vescovo
AUTORE:
Renato Boccardo