di Angelo M. Fanucci
Fresco reduce dall’ottavo incontro di un gruppetto di alunni del Seminario romano maggiore, ordinati preti nel lontano 1961. A Venezia, a fianco della basilica della Salute, quattro giorni di settembre, ospiti del più giovanile di noi ottantenni, don Angelo Favero parroco a Mestre.
Vi dirò, ma prima devo tentare di liberare me e tutti noi da un grosso groppo alla gola.
L’idea fu del card. Baldelli: “Celebriamo insieme il 50° del nostro sacerdozio!”. Già, in quel lontano 1961 fummo ordinati preti in quindici: a parte lo scrivente, c’erano Fortunato Baldelli di Assisi, Walter Boccioni di Urbania e Sant’Angelo in Vado, Antonio Bonacina di Bergamo, Francesco Canalini di Osimo, Albino Cattaneo di Bergamo, Rosario Colantonio di Roma, Salvatore De Filippo di Aversa, Venturo Lorusso di Altamura, Francesco Marinelli di Ascoli Piceno, Aniceto Molinaro di Udine, Pierluigi Rosa di Perugia, Domenico Spada di Imola, Vincenzo Tavernese di Sora. Più tardi si unì a noi don Piero Vergari, mio conterraneo, maestro di saggezza discreta, capace non difendersi anche quando èuna tv nazionale che l’accusa di profanazioni che non ha commesso.
Baldelli, carissimo Baldelli! Il servizio diplomatico affidatogli dal Papa l’aveva svolto prima a Cuba, poi in Egitto, poi presso il Consiglio d’Europa, a Strasburgo, poi in Angola e a São Tomé e Príncipe, poi nella Repubblica Dominicana (1991-1994), poi in Perù (1994-1999) e infine in Francia, dal 1999 al 2009. Nel 2009 Benedetto XVI lo aveva nominato Penitenziere maggiore e l’anno dopo l’aveva creato cardinale diacono di Sant’Anselmo all’Aventino.
“Eddài, celebriamolo insieme questo 50° di messa!”. Ci ospitò Francesco Marinelli, arcivescovo emerito di Urbino. Fu una cosa bellissima. Solo per quella prima volta vennero l’ex nunzio Canalini e, sollecitato telefonicamente da Baldelli, l’ex rettore magnifico Spada. Mancavano i malati Molinaro, Bonacina, Tavernese. E Albino Cattaneo, che aveva lasciato il sacerdozio. E soprattutto Walter Boccioni, prematuramente deceduto. Sulla sua tomba, a Sant’Angelo in Vado, cantammo un In paradisum affettuosissimo.
Poi Fortunato s’ammalò: un cancro alla spina dorsale, dolorosissimo. Volli vivere accanto a lui i suoi ultimi giorni sulla terra, accanto a lui, nella Domus internationalis Paulus VI di via della Scrofa. Era già immerso in Dio, a Dio offriva senza un lamento le sue atroci sofferenze.
Morì nel settembre 2012. Liturgia di commiato a San Pietro, presiede il card. Sodano, sepoltura nel cimitero di Valfabbrica, suo Comune d’origine: un “fornetto” prestato ad tempus da un amico di famiglia.
Capite perché un groppo alla gola ce l’abbiamo tutti noi, i “reduci del 1961”? È vero che ogni cimitero è luogo sacro, ma il nostro groppo alla gola rimane lì dov’è dal 2012.
Tra i lettori de La Voce c’è chi può liberarcene.