di Pier Giorgio Lignani
Le grandi opere pubbliche si devono fare o no? Il Movimento 5 stelle, si sa, deve parte dei suoi successi all’avere appoggiato fin dall’inizio i gruppi “No questo” e “No quello” promettendo che, una volta al Governo, non solo avrebbe cancellato i progetti, ma anche chiuso i cantieri già aperti. Adesso che al Governo c’è, ha dovuto assumere un atteggiamento più realistico, e ha adottato la linea dell’analisi dei costi.
In pratica: vediamo se si spende di più a portare a termine l’opera oppure a pagare le penali e i risarcimenti che sarebbero dovuti per avere rotto i contratti, poi si sceglie la soluzione che costa meno.
Mi sembra un approccio di sconcertante superficialità.
Se si va avanti, alla fine avremo pagato parecchio, ma avremo una infrastruttura fatta e funzionante; se si torna indietro, forse avremo pagato di meno, ma non avremo niente. Avere un’opera pubblica o non averla non è indifferente.
Ora che il ponte Morandi non c’è più, i genovesi sperimentano quanto fosse importante per la vita quotidiana e l’economia della città e della regione.
Sul piatto della bilancia dell’analisi costi-benefici va messo anche quanto l’opera potrà offrire in termini di utilità collettiva. Certo, esistono anche opere pubbliche inutili e anzi dannose (se ne potrebbero indicare diverse…); ma il criterio guida deve essere appunto questo, la verifica dell’utilità futura, non quello delle cosiddette penali.
Da questo punto di vista, come si fa a dire che non serva a nulla una linea ferroviaria ad alta velocità, e ad alta capacità, sotto le Alpi? Serve a far spostare dalle autostrade alle ferrovie il traffico dei Tir, e così far risparmiare tempo e denaro alle imprese e a diminuire l’inquinamento. Gli svizzeri, sul loro territorio e a spese loro, di tunnel del genere ne hanno fatti tre o quattro, che sono già in funzione; diremo che sia gente che butta via i propri soldi?
Una cosa è certa: le opere più inutili sono quelle iniziate e lasciate a metà. Come, dalle mie parti, la galleria della Guinza fra l’Alto Tevere e l’Alto Metauro.