Grande festa a Narni per san Giovenale

La devozione a San Giovenale si rinnova ogni anno. Il Vescovo rivolge un forte richiamo ai narnesi a riprendere in mano il Vangelo

San Giovenale, il primo vescovo di Narni proveniva dall’Africa, da Cartagine. Ora, con la prossima istituzione del “Premio della Solidarietà” verso il Sud del mondo, intitolato a San Giovenale, come annunciato dal vescovo mons. Paglia nel corso del solenne pontificale, Narni si apre al mondo “quasi a ripagare il debito di amore all’Africa che ci ha donato san Giovenale”, ha sottolineato il Vescovo. Un premio che, dal prossimo anno, sarà conferito a personaggi di altri paesi del Mediterraneo che si siano distinti per il loro impegno umanitario e interreligioso. Una devozione a san Giovenale che si rinnova con fervore ogni anno con la presenza partecipe e numerosa dei narnesi alle varie celebrazioni. Un impegno a seguire la testimonianza di amore del primo vescovo di Narni sottolineata con incisività da mons. Paglia nel corso della celebrazione, affichè la città cresca sotto l’aspetto umano e civile. “Il legame tra Narni e san Giovenale è così forte che sarebbe difficile pensarli separatamente, ma che non si esprime solo attraverso forme esteriori. Forse per tanti è solo questo, una questione di folclore. Il legame tra Narni e san Giovenale è profondo. Ed è importante richiamarlo. È attorno alla sua opera di evangelizzazione che si è creata la città di Narni che oggi viviamo. Un messaggio forte per una città più matura, più solidale, più aperta, più bella, più felice di quella che viviamo – ha ricordato il Vescovo- In questo l’amore vicendevole è l’unico fondamento su cui si può edificare la vita civile, delle famiglie, della comunità cristiana. Questo è il Vangelo che San Giovenale ha predicato a Narni e oggi è necessario amare di più e amarsi di più – ha proseguito mons. Paglia – Come non essere preoccupati per il fatto che negli ultimi sei mesi, a Narni, tre persone si sono tolte la vita? O ricordare i dati di una inchiesta che riportava la forte depressione vissuta dai giovani narnesi, e la loro solitudine, oppure quelli che evidenziano la più bassa percentuale di frequenza domenicale alle celebrazioni della diocesi. “Ora è necessario riprendere in mano il Vangelo che vi ho consegnato quest’anno e leggerlo, ogni giorno. È il libro dell’amore. E ho chiesto agli amici del Faro di preparare per questa cattedrale l’evangelario, chiedendo loro di consegnarlo proprio in questa giorno”. L’intenzione espressa da mons. Paglia è quella che presto a Narni possa essere aperto un centro della carità, compresa una mensa per i poveri e i soli, per coloro che hanno bisogno di compagnia, per le centinaia di immigrati presenti a Narni che hanno bisogno di sentire un’accoglienza più calorosa.

AUTORE: Elisabetta Lomoro