La Giustizia non rende giustizia ai cittadini italiani. Lo ha sostenuto, appena martedì scorso, lo stesso ministro Angelino Alfano, accusando la macchina di ‘lentezza impressionante’. Il Guardasigilli ha snocciolato i numeri dei processi pendenti in Italia: 5 milioni e 425 mila quelli civili, ben 3 milioni 262 i penali. Il brutto è che il Ministero registra un aumento del deficit, poiché le pratiche che si aprono sono superiori a quelle chiuse. E quanto dura un processo? Nel civile, la media dei procedimenti ordinari è di circa 960 giorni per il primo grado e di 1.509 per il giudizio d’appello. Nel penale circa 426 giorni (se gli imputati sono noti) e 730 giorni per l’appello. Tutti gridano: ‘Alla riforma!’. E mentre i politici litigano ferocemente sull’ennesima ‘immediata riforma’ della giustizia o minacciano di farla ‘a colpi di maggioranza’, c’è chi la giustizia deve amministrarla ogni giorno nei tribunali. Come può, meglio che può’ Senza ‘amministrativi’, che fa il giudice? La Voce ha voluto contare ‘la forza’ della giustizia in Umbria, chiedendo, tribunale per tribunale, procura per procura, corte per corte il numero dei magistrati togati all’opera (chi fa il giudice per professione) e quello del personale amministrativo in servizio. Numeri che non possono misurare la qualità del lavoro svolto, però un dato emerge anche qui: il numero del personale amministrativo in servizio è insufficiente, a volte in maniera clamorosa. Un esempio. Perugia, ufficio del Giudice di pace, luogo dove il lavoro non manca di certo: ci sono 12 giudici onorari e 11 collaboratori. Se non arriverà al più presto altro personale amministrativo, è facile pronosticare il collasso. Anche perché qualcuno dei collaboratori oggi in servizio sta per andare in pensione. Gli amministrativi vengono spesso condivisi. ‘Ad Assisi – spiegano – abbiamo in organico 2 giudici di pace su 5 previsti, di cui solo uno è in servizio. E su 4 collaboratori ben 3 fanno la spola con Perugia’. Ma ci sono anche i giudici ‘pellegrini’, come quelli che dal tribunale di Perugia si spostano per amministrare la giustizia in qualche sezione distaccata (Perugia ne ha cinque: Assisi, Città di Castello, Foligno, Gubbio e Todi). La giustizia dei cittadini: ‘Io me la porto a casa”Sempre ad Assisi, alla sezione distaccata del tribunale di Perugia, c’è chi si porta a casa il lavoro. ‘Non retribuito, ovviamente. Ma il problema non è questo – affermano. – Il vero problema è che si deve dare esecuzione alle sentenze. Tuttavia, per carenza di personale, spesso si rischia la prescrizione. E allora, affinché questo non avvenga o avvenga il meno possibile, lavoriamo anche fuori dall’orario d’ufficio. Lo facciamo volentieri perché siamo stanchi di vedere negata la giustizia minima ai cittadini. Sui grandi processi, quelli ripresi dalla telecamere, si perdono troppo tempo e troppe risorse, mentre il cittadino normale aspetta oppure si astiene dal ricorrere ad una giustizia lenta e che costa troppo’. C’è poi il problema dell’informatizzazione dei uffici. Qualcosa è stato fatto e altro è in corso d’opera, in collaborazione con la Regione. Ma il traguardo è ancora lontano. ‘Già siamo pochi – aggiunge una dottoressa che chiede di non essere citata. – E se ci prende l”australiana’ rischiamo di chiudere l’ufficio. Come se non bastasse, abbiamo computer che risalgono a circa 11 anni fa. Non siamo collegati alla rete della Giustizia, il nostro archivio informatico del lavoro svolto negli ultimi anni è lì, ‘prigioniero’ nel computer che si è rotto e nessun tecnico riesce a tirarlo più fuori’ Siamo convenzionati con diverse società private di assistenza informatica; ma più queste aumentano, più i costi della giustizia aumentano, e meno servizi riusciamo a dare al cittadino’.
Giustizia: è che ‘mancano gli uomini’
Nei tribunali umbri si assiste ad una pesante carenza di personale, soprattutto amministrativo
AUTORE:
Paolo Giovannelli