Giubileo, chiusa la Porta santa. Bassetti: “il Signore non chiude mai la porta del suo cuore”

Chiusura Porta Santa Bassetti 2016Non è mancata la partecipazione alla liturgia di chiusura del Giubileo della Misericordia. Nella cattedrale di San Lorenzo, a Perugia, domenica pomeriggio 13 novembre, le voci dei sacerdoti, laici e consacrati provenienti da tutta la diocesi, si sono unite alla voce dell’arcivescovo cardinale Gualtiero Bassetti nella liturgia di ringraziamento che ha preceduto la chiusura della Porta santa.

“Carissimi, – ha detto il caardinale all’omelia – si conclude il Giubileo straordinario della Misericordia, voluto da Papa Francesco, per far comprendere sempre di più agli uomini che la misericordia di Dio non è un’idea astratta, ma una realtà concreta con cui Egli rivela il suo amore come quello di un padre e di una madre che si commuovono fino dal profondo delle viscere per il proprio figlio”.

È stato un anno “carico di eventi significativi, di tragedie umane, ma anche di tanti segni di solidarietà e di amore” ha aggiunto il Cardinale , ricordando come quello trascorso sia stato “un tempo formidabile sul piano della grazia, i cui esiti sono noti soltanto a Dio e, in qualche misura, ai confessori, che nei mesi scorsi, nei nostri santuari, hanno visto avvicinarsi molti fedeli al sacramento della riconciliazione”.

Davanti ai fedeli che affollavano la cattedrale Bassetti ha ricordato la “partecipazione del popolo cristiano lungo le vie di pellegrinaggio, come segno di una volontà di penitenza e di conversione” e i “tanti fedeli” confluiti “qui nella chiesa cattedrale, ma anche nei grandi e piccoli santuari umbri, dove da secoli si annuncia la buona novella della misericordia del Signore”.

Il Cardinale ha ricordato con emozione il “grande pellegrinaggio regionale a Roma, il 22 ottobre scorso, con 7.500 partecipanti in occasione del quale il Santo Padre ci ha esortati tutti a testimoniare l’amore di Dio verso i fratelli, particolarmente agli esclusi e ai lontani”.

Alla fine dell’anno giubilare, segnato dal terremoto che anche in Umbria ha portato se non lutto certamente dolore e sofferenza nelle tante famiglie sfollate da Norcia e dagli altri centri terremotati, il cardinale si è definito anch’egli, “come tanti sacerdoti”, “testimone dei ‘miracoli’ della grazia divina, di una sua abbondante effusione a vantaggio del corpo di Cristo che è la Chiesa”. “So – ha aggiunto – che la comunità cristiana, almeno nella sua parte più sensibile, s’è sollevata da certa stanchezza, ha riscoperto la vita di grazia e si è aperta alla solidarietà e all’accoglienza: prima con l’arrivo dei profughi, poi con la venuta degli sfollati da Norcia. La nostra gente umbra non ha mai alzato barricate o muri contro nessuno”.

“L’esperienza terribile del terremoto – ha aggiunto – ha messo a prova la serietà della nostra conversione verso gli altri, verso coloro che hanno perso tutto e non hanno più nulla per vivere. E devo affermare, con senso di grande consolazione e di lode al Signore, con quanta generosità e apertura di cuore stanno rispondendo le nostre parrocchie e i nostri gruppi ecclesiali alle emergenze di questi mesi. È il segno che l’amore di Dio che abbiamo sperimentato nel Giubileo è maturato in noi e sta portando frutto. Anche un nostro sacerdote vive da quasi un mese in una tenda con i terremotati ad Amatrice, come pure un coppia di sposi novelli ha dato disponibilità in tal senso. Ed io domenica scorsa li ho benedetti nella loro comunità”.

“Esperienze di amore concreto” dalle quali “può nascere e svilupparsi quel senso forte di comunità e di Chiesa che ci rende capaci di affrontare le sfide degli anni a venire”.

Ricordando la Visita pastorale che sta portando avanti da alcuni anni “con la collaborazione validissima e intelligente del nostro vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti”, Bassetti ha indicato “la via del nostro cammino di Chiesa, segnata già da tempo, ed è la via della nuova evangelizzazione, che passa per gli snodi della famiglia, dei giovani e dei poveri, sollecitando la corresponsabilità ecclesiale di tutti”.

La chiusura della Porta santa, “simbolo di questo Anno straordinario”, è un gesto fatto “nell’incrollabile certezza che il Signore non chiude mai la porta del suo cuore, perché Egli attende ciascuno di noi con amore infinito. E noi, – ha concluso il Cardinale – da parte nostra non dobbiamo chiudere gli occhi dinanzi alle sofferenza dei fratelli”.

La celebrazione si è conclusa con il gesto semplice e solennne della chiusura della Porta e con la benedizione dell’assemblea, e di una lapide posta dai canonici all’interno della cappella del battistero, sopra la Porta Santa, a memoria di questo Giubileo straordinario della misericordia.

AUTORE: Maria Rita Valli