di Daris Giancarlini
Troppo vicino e ancora troppo ‘caldo’, il voto per il Comune di Perugia, per non dedicargli un “De Gustibus”. Romizi riconfermato con largo consenso non è la notizia principale.
La riconferma su cui riflettere è quella dell’inconsistenza di un Pd che, da quando ha perso cinque anni fa la guida del capoluogo umbro, non ha saputo ritrovare quel minimo di consistenza politica necessaria a risalire la china.
Assottigliato il legame con il territorio, esasperate le divisioni interne tra i vertici di turno, traslato l’impegno sui social piuttosto che tra la gente, del partito erede del vecchio Pci è restato poco o nulla.
Per questo appare sommaria e poco fondata l’interpretazione della sconfitta del candidato sindaco del centrosinistra, Giuliano Giubilei, con il peso mediatico dell’inchiesta sulla presunta malagestione della sanità a Perugia. Il Pd era in crisi da prima, da molto prima di Sanitopoli. Sui motivi di quella crisi, avrebbe dovuto ragionare per tempo una dirigenza responsabile e motivata. E dopo il voto, anche Giubilei ci ha messo del suo, prendendosela con i cinquestelle che avrebbero ‘dato sangue’ a Romizi. Prima di tutto, guardare in casa propria: questa è una delle regole non scritte della politica.