Si dice che chi non ha memoria non è in grado di affrontare il presente e tanto meno il futuro. Io ne sono convinto. E penso che oggi siamo in una società di smemorati. Chi, poi, rievoca qualche fase o avvenimento del passato, lo fa solo in funzione polemica per accusare persone e istituzioni e correnti di pensiero dei secoli trascorsi. La mancanza di memoria spiega ad esempio la disinvoltura con cui alcuni continuano a militare sotto ideali bandiere che meriterebbero di essere bruciate disperdendo le ceneri al vento. Solo la Chiesa cattolica ha sentito il bisogno di purificare la memoria del passato in forma pubblica e solenne, perdonando e riconoscendo colpe commesse da suoi uomini e vigilando perché non si ripetano al presente.Vi sono inoltre memorie dovute per gratitudine e affetto, che hanno un valore aggiunto di esemplarità e ricchezza di valori consegnata in eredità alle successive generazioni. Mi riferisco a Karol Wojtyla, il polacco che fu eletto Papa il 16 ottobre 1978. Non ci sono state molte manifestazioni di ricordo di questa data. Credo che meriti di essere proposta all’attenzione di tutti e nostra in quanto umbri. Quel Papa venuto da lontano ci ha voluto bene. Molti nel mondo possono certamente dire la stessa cosa. Questo non ci imbarazza. Dobbiamo ricordare che qui è venuto più volte che altrove e qui ha chiesto il ‘battesimo’ di italiano a san Francesco patrono d’Italia, qui ha pregato per la pace ed ha convocato i capi delle religioni mondiali coniando la formula ‘lo spirito di Assisi’ e ponendo le basi dell’incontro delle religioni, anticipando così ed esorcizzando lo ‘scontro di civiltà’ profetizzato da Huntinghton. L’Umbria, per questo, è stata considerata e scelta da molti in tutto il mondo come una regione capitale del dialogo e della pace. Il ricordo di Giovanni Paolo II, al quale alcuni di noi hanno stretto la mano con un fremito di emozione, lungi dall’ombra del campanilismo, risponde anche all’esigenza di esprimere rispetto e fiducia nei confronti della Sede apostolica, che rimane ancora un bersaglio di accuse e incomprensioni. Ricordare i trenta anni dall’elezione di Giovanni Paolo II risponde ancora di più all’urgenza di far echeggiare nell’attuale periodo di crisi in tanti settori della vita delle Chiese e delle nazioni le sue più famose parole che furono liberatorie nei confronti dei cattolici intrappolati nelle vivaci diatribe del post-Concilio, e facilitarono la caduta delle catene dell’immobilismo di un mondo diviso in blocchi contrapposti, in assetto di guerra, che impedivano l’avanzamento della storia verso forme di democrazia e di maggiore libertà. Le parole furono: ‘Non abbiate paura, aprite, anzi spalancate le porte a Cristo’. Con quelle parole Papa Karol Wojtyla ha rimesso Cristo al centro della storia ed ha riaperto il cammino della Chiesa, ha dato speranza e slancio, ha segnato una svolta epocale ed ha inserito a pieno titolo la Chiesa cattolica come protagonista nel terzo millennio dell’era cristiana.
Giovanni Paolo II: ‘Non abbiate paura’
Editoriale
AUTORE:
Elio Bromuri