A parte la Polonia, terra natale del Papa, forse tante parti del mondo visitate da Giovanni Paolo’I si sentono particolarmente amate e preferite. Noi umbri tuttavia riteniamo di avere qualche primato in questo senso. Pur essendo una regione piccola abbiamo avuto ben 11 visite del Papa, che hanno toccato quasi tutte le zone della regione. Il cammino del pontefice in Umbria si è sviluppato sulla scia dei grandi santi e mistici umbri a cominciare da Benedetto e Scolastica, Francesco e Chiara, Angela da Foligno (dove si è recato il 20 giugno 1993) e nei luoghi per eccellenza sacri quali il santuario dell’Amore misericordioso, le basiliche francescane, la cattedrale di Orvieto, ma si è diretto soprattutto alle Chiese locali, alle comunità cristiane e alle popolazioni in genere. E’ venuto a visitare i suoi fratelli vescovi e a confortarli nel loro ministero. Ad ogni visita ha avuto un bagno di folla. Folla che ha gremito piazze e stadi e che è stato sempre arduo compito degli organizzatori contenere e disciplinare. Giovanni Paolo, uomo vero, sorridente si è trovato subito a sua agio e si è messo in dialogo. Ha guardato le persone, soprattutto i giovani negli occhi, ha stretto molte mani, ha abbracciato i bambini, come ha fatto ovunque è andato. Ha ascoltato i vescovi e le autorità locali e si è interessato della vita della popolazione. Un ricordo personale. Quando è venuto nella mia chiesa all’Università si è prima raccolto in preghiera, inginocchiato per terra escludendo l’inginocchiatoio con il relativo drappo e cuscino, e poi si è alzato e ha domandato: cosa fate qui? Ed ha ascoltato, ha benedetto e incoraggiato. Poi si è recato nell’aula magna ed ha rivolto un grande discorso sulla cultura e la ricerca scientifica. Ha lasciato un segno. Dovunque è andato ha lasciato un segno di forte e intensa capacità di raccoglimento e di preghera, un grande insegnamento e una forte carica affettiva. Ha determinato anche momenti e occasioni di svolta spirituale per singole persone e slancio per la vita della Chiesa locale e anche per l’intera comunità che si è preparata alla visita papale anche con lavori di ripulitura e di restauro di strade e di edifici. Non c’è dubbio che il Papa abbia dimostrato un particolare affetto e legame con la nostra terra e lo ha manifestato in modo chiaro in occasione del terremoto. Nel discorso pronunciato dalla loggetta del sacro Convento di Assisi il 3 gennaio 1998, dopo aver elogiato gli umbri per il loro carattere e la laboriosità che li ha portati a reagire con dignità alla disgrazia occorsa e per il generoso lavoro svolto dai volontari continua: ‘Sono venuto qui ad Assisi per pregare sulla tomba del Poverello. Da questo luogo sacro alla tradizione francescana e duramente lesionato dal sisma, da questa basilica a cui guardano con ammirazione uomini e donne del mondo intero, elevo al Signore una fervente preghiera per le vittime del terremoto, per i loro familiari e per quanti tuttora vivono in situazioni precarie. Prego altresì per gli operatori e i volontari che con estrema dedizione sono impegnati nella benemerita opera di soccorso e di aiuto nei confronti dei senza tetto. Il Signore conforti tutti e faccia sentire a ciascuno il suo sostegno’. Ma la grande operazione simbolica che Giovanni Paolo II ha ideato e realizzato nei tre incontri di preghiera per la pace con i capi delle religioni mondiali è stata per Assisi e per l’intera regione umbra un lancio e un cambio di qualità: ha posto l’Umbria al centro della comunità umana, l’ha additata come immagine della città della preghiera, dello Spirito, della pace. La città dove è possibile incontrarsi e riconoscersi, pur essendo diversi per razza nazionalità e religione, immagine e modello di ogni città futura in un mondo pacificato.
Giovanni Paolo II ha incontrato gli umbri undici volte
AUTORE:
Elio Bromuri