Chi sono i giovanissimi d’oggi? Cosa li ha mutati rispetto ai trentenni e ai quarantenni che, a volte, tentano di scimmiottarli nell’abbigliamento per sentirsi meglio, spesso cadendo nel ridicolo? Un’interpretazione, filtrata dall’occhio di un esperto di marketing della grande distribuzione, è quella del professor Michele Fioroni, che insegna Scienze della comunicazione alla facoltà di Lettere dell’ateneo perugino. ‘Gli schemi comportamentali dei teenager d’oggi – afferma Fioroni – sono del tutto stravolti rispetto alle generazioni passate. Si ispirano alla cosiddetta ‘cultura da strada’, nata e cresciuta negli Stati Uniti, prodotto dei quartieri più poveri e malfamati’. Ma lo fanno in una società ricca, e già questo è sintomo di un disagio. ‘Al tempo stesso – continua il professore – sono consumatori solidali, nel senso che per catturare la loro attenzione le aziende devono per forza mettere in atto politiche di responsabilità sociale’. Ciò vuol dire che stiamo crescendo una generazione di altruisti e che il mondo sarà presto migliore? ‘No – risponde Fioroni – perché, pur essendo attenti alla responsabilità sociale delle aziende, poi, da consumatori cinici e super informati dai media, scelgono il prodotto migliore e che più incontra i loro gusti: ad esempio, se certe scarpe da tennis sono cool e trendy, allora le comprano lo stesso, pur se l’azienda che le ha prodotte è sotto inchiesta da parte delle organizzazioni umanitarie per lo sfruttamento del lavoro minorile’. Ipocriti? Giovani meno ‘forti’ di quello che si poteva pensare in un primo momento? Forse. Gratta gratta, si scopre poi che sono terrorizzati dalla noia, dai silenzi, dallo star soli. Devono vivere nel rumore e il loro ‘collante’ ‘ ma questa non è una novità per le nuove generazioni ‘ resta ancora la musica. Hanno soprattutto paura di non godere dell’esistenza e si impegnano a fondo per bruciare tutte le tappe possibili: dalla prima sigaretta, al primo rapporto sessuale, alla prima convivenza, alla prima famiglia. Spesso, però, perdendo malamente il controllo delle loro esperienze precoci o precocissime. Scivolano quindi nella droga, non si legano stabilmente a nessuno, frantumano convivenze e matrimoni solo dopo qualche mese, a volte prima. ‘Bastardi dentro’, dunque? ‘No, affatto – sostiene Fioroni -, di certo è che scontano pesantemente il carrierismo della generazione dei genitori, che li lasciavano soli in balìa della tata, dell’istruttore sportivo, dell’asilo e della scuola ’24h’, ecc. pur di non sacrificare la propria ascesa lavorativa e sociale. Non avendo avuto la famiglia come saldo punto di riferimento, hanno sviluppato una sorta di diffidenza verso la vita: questo anche perché la loro generazione ha vissuto in diretta la disintegrazione delle Torri Gemelle e sa di vivere in un mondo che corre continuamente molti pericoli: terrorismo internazionale, guerre locali, riscaldamento termico, aumento esponenziale del costo della vita, lavori precari e pensioni ‘impossibili’, solo per citarne alcuni. Sono loro – aggiunge il professore – che hanno assistito all’inconsistenza di colossi economici ritenuti incrollabili, come la Enron e la Parmalat’. Meglio vivere dunque all’insegna del ‘mordi e fuggi’. Giovani che sono alla disperata ricerca di ancore sociali, ragazzi e ragazze che navigano a vista nella vita: senza progetti, senza programmare nulla, tanto non si sa cosa c’è dietro l’angolo. ‘Si difendono appartenendo ad una ‘tribù’, sviluppando un loro linguaggio poco comprensibile al resto della società’, afferma Fioroni. ‘I loro must tribali – conclude il professore – sono gli sms, l’abbigliamento extralarge, la tavola da snowboard, le chatline, l’hip hop, i jeans che scoprono la pancia, i graffiti murali, l’i-pod. Per questo le aziende assoldano i cosiddetti cult hunters, ossia i cacciatori di miti, per copiare e riproporre sul mercato le nuove tendenze che nascono dai giovani ‘della strada’. E per vendere loro, a caro prezzo, ciò che loro stessi hanno inventato’.
Giovani che finiscono in preda ai cinici cacciatori di clienti
AUTORE:
Pa. Gio.