Don Mazzi, il famoso prete che ha dedicato una vita al recupero dei tossicodipendenti, dice che i giovani sanno tutto, più degli adulti, sulle droghe, i loro nomi antichi e nuovi, i benefici (supposti e desiderati illusoriamente) sui danni, sulla assuefazione, la sindrome di astinenza e cose affini. Ma ciò che è accaduto a Passaggio di Bettona, la morte di due giovani, uno di 27 anni e una ragazza di 20 anni, e il pericolo corso da altre due coppie in un incontro festaiolo a base di cena con finale di sballo, sembra contraddire questa opinione. Certo, le due vittime e gli altri erano e sono ragazzi fuori del giro dei tossici, fuori del branco dei balordi, erano e sono ragazzi normali, dei bravi ragazzi, di buone famiglie educate e ammodo. Il fatto è accaduto in un luogo tranquillo, ed anche culturalmente e umanamente apprezzabile. E’ possibile che quei giovani si siano ingannati e siano stati ingannati per cui hanno respirato eroina anziché cocaina ed abbiano creduto che una sniffata di cocaina sarebbe stato un gioco da nulla, una specie di caffè dopo il pasto? Questa è l’opinione forse del parroco, don Carlo, che al funerale ha auspicato che la tragedia serva almento ai giovani ad aprire gli occhi. Aprire gli occhi per conoscere esattamente le cose e le conseguenze delle azioni. Certo non voleva dire soltanto di aprire gli occhi sulla classificazione delle sostanze tossiche, facendo uno studio farmacologico e tossicologico approfondito. Le informazioni servono, indubbiamente, e bisogna darle, in casa a scuola, quelle vere, non quelle fornite da Pannella o dai compagni di scuola o addirittura dagli spacciatori che mettono in circolazione spot pubblicitari veri e propri per commercializzare meglio i loro prodotti. Aprire gli occhi quindi sulle sostanze per conoscere bene gli effetti che producono sulla respirazione, sul cervello, sul sistema nervoso; informarsi sui danni reversibili e irreversibili. Il richiamo di don Carlo voleva certamente indicare ai giovani gli orizzonti più vasti, oltre le meschine prosspettive che fanno tanto chiasso e colpiscono le anime acerbe di quei giovani che non hanno radici solide e profonde. Il compito della società permissiva e tollerante che arriva a giustificare tutto, non può limitarsi a demonizzare gli spacciatori, li deve prendere e rendere innocui e, nello stesso tempo, dare ai giovani strumenti culturali e morali per sapersene difendere. Le lacrime dei genitori, degli amici e di tanta brava gente, strazianti, non si asciughino troppo presto. In questa stralunata società, in cui sono caduti i cosiddetti tabù e non vengono ascoltati, anzi spesso derisi, i buoni insegnamenti, si aprano gli occhi e le orecchie alla sofferenza, scelta come maestra di vita. Se sempre di più restiamo sorpresi di fronte a ciò che fanno giovani normali, se crediamo veramente che la follia non c’entra, allora è giunto il momento di rimettere in ordine i tanto proclamati valori e farli vivere e sperimentare a noi ed ai nostri figli.
Giovani aprite gli occhi
AUTORE:
Elio Bromuri