Il Vangelo di questa seconda domenica del tempo ordinario presenta il terzo di una catena di quadri; essi compongono una settimana, conosciuta ordinariamente come la “settimana inaugurale” della vita pubblica di Gesù. Ogni quadro è legato al successivo per mezzo di una parola-gancio: “l’indomani”. (Verificare direttamente sui testi in Gv 1,19-2,11). A somiglianza del libro della Genesi, che comincia: “In principio Dio creò…” (Gen 1,1), il Vangelo secondo Giovanni scrive: “In principio era la Parola” (Gv 1,1). Con quelle parole la Genesi dava inizio alla prima, simbolica settimana della creazione; Giovanni evangelista alla prima settimana della nuova creazione.
Il primo quadro (1,19-28) presenta Giovanni Battista che testimonia solennemente dinanzi alle autorità religiose, ufficialmente inviate dal Tempio, di non essere il Messia, ma solo una voce mandata a prepararne la venuta. Il battesimo che egli amministra è solo un segno di quello che amministrerà Colui che verrà. Nel secondo quadro, introdotto da “L’indomani” (1,29-34) Giovanni Battista domina ancora la scena, ma già compare di passaggio Gesù, che egli indica alle folle come “l’Agnello di Dio che prende su di sé il peccato del mondo”. Egli è il Messia che battezzerà in Spirito santo.
Del terzo quadro (1,35-42), che è la lettura liturgica di oggi, parleremo fra poco. Nel quarto quadro (1,43-51), introdotto ancora dall’espressione “l’indomani”, Giovanni Battista è ormai scomparso; Gesù, unico protagonista, coopta altri due discepoli, Filippo di Betsaida e il suo amico Natanaele di Cana. L’ultimo quadro è introdotto dalle parole: “Tre giorni dopo”. L’episodio delle nozze di Cana. Siamo al settimo giorno: Gesù opera il suo primo miracolo, sollecitato da sua madre. L’evangelista dice che questo fu il primo “segno”, con cui Gesù mostrò la sua gloria al primo gruppetto di discepoli.
Torniamo alla lettura evangelica di oggi. Due discepoli di Giovanni Battista, uno dei quali si chiama Andrea, si staccano dal loro maestro per mettersi al seguito del Maestro, incuriositi dalle parole udite: “Quello che vedete passare là, è l’Agnello di Dio che prende su di sé i peccati del mondo”. Quelle parole dovettero evocare in loro la figura del Servo del Signore di cui aveva parlato il profeta Isaia, quando scrisse: “Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori” (Is 53,4).
Allora gli si misero alle calcagna, silenziosi, forse un po’ vergognosi. Finalmente vedevano Colui, che molti aspettavano, di cui si parlava nelle riunioni in sinagoga, ma che nessuno sapeva quando sarebbe arrivato. Cercavano di saperne di più. Venne loro in aiuto lui stesso, che si fermò, si voltò e chiese: “Che cercate?”. Non trovarono le parole giuste per rispondere direttamente e balbettarono: “Maestro, dove abiti?”. Neanche Lui ripose direttamente, dando l’indirizzo di casa, ma disse significativamente: “Venite e vedrete”. Andarono con lui, videro, e rimasero tutta la giornata. L’evangelista precisa che era verso le quattro del pomeriggio.
Questo breve resoconto contiene gli elementi essenziali di come si diventa discepoli di Gesù, ossia cristiani; allora come oggi. All’inizio c’è uno che annuncia: “Passa il Signore”. Tra gli ascoltatori alcuni rimangono incuriositi e si mettono in cerca della verità. Poi interviene lui: “Che cosa volete?”. Lì per lì nemmeno sai bene che cosa vuoi e domandi a tua volta: “Dove abiti?”. Lui non ti fa discorsi sofisticati per invogliarti a seguirlo, ma ti dice semplicemente: “Vieni e vedi”. Se hai la pazienza e l’umiltà di andare a vedere, ti accadrà che resterai con lui tutto il giorno. Da lì comincerà a prendere senso la tua vita e non riuscirai più a dimenticare quell’incontro; ti ricorderai anche dei minimi dettagli. “Era verso le quattro del pomeriggio”. E non potrai fare a meno di raccontarlo.
Fu ciò che accadde ad Andrea, uno dei due, che erano andati a vedere. Incontrò suo fratello Simone e senza altri preamboli gli disse: “Abbiamo trovato il Messia”. E lo condusse da Gesù, che lo fissò, pronunciò il suo vecchio nome e patronimico, Simone di Giovanni, e glielo cambiò: “D’ora in poi ti chiameranno Roccia”. Erano i primi tre cristiani. Tre fa un gruppo. Era nata la Chiesa: Gesù era il capo e Roccia il suo vicario. La prima lettura, dall’Antico Testamento, presenta un’altra chiamata, quella del ragazzo Samuele. Di lui è scritto che si sentì chiamare direttamente da Dio, ma che lì per lì non capì di che cosa si trattava, finché il vecchio prete del santuario, Eli, non lo aiutò a capire che si trattava proprio della voce di Dio. Gesù chiamerà al suo seguito uomini adulti; più tardi ci saranno anche donne. Ma la storia di Samuele mostra che Dio chiama anche ragazzi.