Fuori di ‘prigione’

1929-2009. Ottant'anni fa la conciliazione. Con i 'Patti Lateranensi' nasceva lo Stato della Città del Vaticano

L’11 di febbraio ricorre l’80’anniversario della firma dei Patti lateranensi, contratti tra la Santa Sede e l’allora Corona Reale d’ltalia, rappresentata dal Governo fascista. Con questo atto si poneva fine a quella che da 50 anni era chiamata ‘questione romana’. Alle 12 in punto, nel giorno che ricorda le apparizioni della Madonna a Lourdes, il card. Gasparri, segretario di Stato di Pio XI, ed il cav. Benito Mussolini, primo ministro sabaudo, siglarono nel salone papale del palazzo del Laterano questi accordi che dal luogo presero appunto il nome. È questo un momento storico molto particolare per la Chiesa, che vuole uscire da quell’isolamento dove l’Illuminismo prima, ed il Risorgimento poi, con la loro esaltazione del razionalismo e negazione di ogni trascendenza, l’avevano relegata. Il Papa stipula accordi: nel ’22 con la Lettonia, nel ’25 con la Baviera, ne1 ’27 con Romania e Lituania, nel ’32 con il Baden, perfino col Terzo Reich nel ’33, con la Jugoslavia nel ’37, e infine con la Polonia nel ’39. Nel 1929 oltre ai Patti lateranensi Pio XI firma un concordato anche con la Prussia. I Patti lateranensi sono composti da un Trattato ed un Concordato, ai quali venne aggiunta una Convenzione finanziaria, con la quale le due parti risolvevano amichevolmente la questione dei danni subiti dalla Santa Sede per l’usurpazione dei beni del ‘Patrimonio di san Pietro’ costituito dagli antichi Stati pontifici, e dei beni degli enti ecclesiastici. La somma stabilita come risarcimento fu di 750 milioni di lire in contanti e un miliardo in cartelle al portatore al 5%. La storia ha poi dimostrato come i Patti vennero più volte violati dalla dittatura fascista, che nel ’31 sciolse d’autorità le organizzazioni cattoliche, e nel ’38 promulgò le leggi razziali, che tanto dolore portarono al cuore di Pio XI e Pio XII, rendendo così l’Italia, figlia prima del cattolicesimo, simile alla Germania. V’era certamente la necessità da ambo le parti di abbattere quel muro che vedeva ancora il Papa come un prigioniero volontario relegato su un suolo non più suo, e che il giorno dell’elezione benediceva il popolo dalla loggia interna alla basilica di San Pietro dando provocatoriamente ‘le spalle’ al Quirinale, antica sua residenza, ed ora proditoriamente occupata da un Re, di fatto scomunicato. Il primo passo lo compì proprio Pio XI che, il 6 febbraio 1922, appena eletto Papa, volle impartire la benedizione urbi et orbi dalla loggia esterna di San Pietro. Coi Patti lateranensi nasceva per la Chiesa in Italia un’èra nuova ed antica al tempo stesso. Il crocefisso tornava ad apparire negli uffici e nei tribunali; la religione cattolica diveniva materia di insegnamento obbligatorio nelle scuole. Al matrimonio religioso venivano riconosciuti i diritti civili e fatta prerogativa assoluta ai tribunali ecclesiastici per la competenza nelle cause di nullità: per il Regno d’Italia l’unico matrimonio che vale è quello religioso. Per effetto della conciliazione viene anche abolito il divorzio nelle provincie del Trentino, della Venezia Giulia e della Dalmazia, territori dell’ex Impero austro-ungarico, annesse in seguito alla Prima guerra mondiale. Anche la geografia di Roma risentì di quest’aria nuova, vedendo letteralmente saltare in aria l’antica spina di Borgo, per far posto alla famosa ‘via della Conciliazione’. Il Papa dal canto suo riconosceva l’Italia unita sotto la corona dei Savoia, che poterono finalmente fregiarsi del titolo di ‘Re per grazia di Dio’. Viene costituito lo Stato della Città del Vaticano, sotto la sovranità assoluta del Pontefice, così da garantirgli con quell’entità territoriale la necessaria indipendenza per l’esercizio del suo magistero di supremo pastore (riconoscendo con quest’atto una ragione postuma a Pio IX). A questo nuovo Stato venne dato un codice ordinativo sulla base dello Statuto albertino, allora vigente in Italia, contemplandovi anche la pena di morte, che verrà defmitivamente abolita solo da Paolo VI. Proprio in segno di conciliazione e di festa, Pio Xl torna ad apparire in processione solenne in piazza San Pietro, cosa che non accadeva più dal 1870, e rompendo oramai la ‘prigionia volontaria’ che non aveva più motivo d’esistere, tra due ali di folla esultante; il giorno dell’Ascensione lascia il Vaticano per andare a celebrare la messa nella basilica di San Giovanni in Laterano. Con il passaggio dalla monarchia alla Repubblica i Patti lateranensi, grazie anche alla chiaroveggenza ed intuizione di Pio XII, passarono integri nella nascente Costituzione (art. 7) gettando così le basi di una collaborazione fattiva, e non faziosa, come alcuni vorrebbero vedere per forza, tra Chiesa e Stato. La loro riforma ne1985, in virtù della ‘democrazia religiosa’ dello Stato italiano, che ritenne così di tutelare tutte le altre confessioni religiose, non ne intaccò comunque la sostanza (anche se nel passaggio qualche diritto si è perso: vedi l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole) ribadendo sempre la costituzionale ‘indipendenza e sovranità’ della Chiesa e dello Stato, ciascuno nel proprio ordine; distinguendo, come ha ripetuto Benedetto XVI, ciò che va dato a Cesare da ciò che è di Dio.

AUTORE: Umberto Benini