Francesco uomo di pace. Così è conosciuto nel mondo

La fama del Santo si è diffusa nell'ultimo secolo grazie alla vita scritta da un pastore protestante

Giovanni Paolo II scelse Assisi per la Giornata mondiale di preghiera per la pace perchè era la città di san Francesco, il ‘poverello’ amante della pace conosciuto in tutto il mondo non solo tra i cattolici nè solo tra i cristiani. Come ciò sia potuto accadere era il tema dell’intervento di Sandra Migliore, dell’Università di Torino, al convegno sul ventennale della Giornata del 27 ottobre. Quando Francesco è diventato il santo conosciuto in tutto il mondo? Alla fama del santo d’Assisi ha contribuito uno storico francese, il pastore protestante Paul Sabatier, che all’inizio del secolo scrive una vita (‘Vie’) di san Francesco affrontando quelli che sono i principali nodi del dibattito critico dell’epoca. Affronta il tema della santità, che è un tema molto spinoso nel rapporta tra cattolici e protestanti, e descrive un misticismo attivo, pratico appunto impregnato dei temi dell’attività, del lavoro e della pace. La figura di san Francesco conosce qui una fortuna incredibile. Ancora oggi credo che più della metà dei pellegrini che ci sono in Assisi non sono di religione cattolica, sono cristiani di altre confessioni o sono di altre religioni’. Una delle immagini più diffuse di san Francesco è che lui fosse un pacifista. Da dove nasce questa fama? ‘Il rapporto tra Francesco e la pace è forse uno dei rapporti più fortunati e più discussi nell’arco del Novecento. Ritengo che sia un pò una tentazione quella di leggere in una dimensione di pacifismo assoluto il messaggio di Francesco d’Assisi perché in realtà la spiritualità francescana è una spiritualità molto complessa quindi ricca di spunti e di contraddizioni. Qualcosa di essa può essere compreso, solo in un riferimento puntuale alle Fonti le quali tramandano alcuni episodi che pure potrebbero dare lo spunto per una lettura in questa direzione, pensiamo alle tante predicazioni, al fatto che Francesco aveva l’abitudine di iniziare le sue prediche con un saluto di pace, pensiamo al viaggio in Oriente, all’incontro col sultano che è stato letto tante volte come una prefiguazione di dialogo interreligioso’. Non sono sufficienti? ‘Da qui a farne l’uomo per eccellenza della pace e soprattutto dare una lettura di questo messaggio di pace in senso politico e disancorato dalla Sequela Cristi che è la prima preoccupazione di Francesco c’è un’ampia distanza. È su quest’ampia distanza che si sono innestati dei percorsi di lettura che tendono a estremizzare e anche a rendere funzionale in senso ideologico la spiritualità del santo, perché gli usi politici della figura di Francesco d’Assisi si sono succeduti nell’arco di tutto il secolo e anche in direzione opposte’. Vuol dire che Francesco va compreso all’interno della sua esperienza di fede quindi un cristianesimo che lui ha vissuto in maniera totale? ‘Sì credo che il segreto di Francesco d’Assisi sia la sua aderenza al Vangelo, un’aderenza che è stata definita come letteralmente spirituale, cioè Francesco cerca di rivivere lo spirito del Vangelo’. PREGHIERA SEMPLICE: il suo segretoPochi ancora sanno che la famosa preghiera conosciuta come la ‘Preghiera semplice di san Francesco’, quella che dice ‘Dov’è odio che io porti l’amore, dov’è tristezza ch’io porti la gioia’ e così via, in realtà è stata scritta appena un secolo fa. La storia di questo testo, che ha contribuito non poco alla diffusione dell’immagine di un san Francesco pacifista, l’ha ricordata Sandra Migliore nel suo intervento al convegno promosso dall’Ita venerdì 27 scorso. La ‘Preghiera semplice’ nasce in Francia a inizio ‘900, in quel clima di riscoperta della tradizione spirituale francescana che nell’imminenza della Prima guerra mondiale si era tinta di pacifismo. Apparsa per la prima volta nel 1913 in forma anonima su una piccola rivista normanna, giunse a Roma a papa Benedetto XV come una tra le tante invocazioni alla pace. Pubblicata sull’Osservatore Romano del 20 gennaio 1916, pochi giorni dopo fu ripresa sul quotidiano cattolico francese La Croix e un francescano di Reims ebbe l’idea di diffonderla stampata sul retro di un’immaginetta del Santo. Indubbiamente l’impianto evangelico di tale preghiera è intriso di una spiritualità profondamente francescana, riprendendo essa quasi alla lettera sia alcune Ammonizioni sia ad esempio una preghiera del beato Egidio di Assisi. Con il tempo, la Preghiera si è diffusa in tutto il mondo: viene recitata da bambini buddisti in Giappone, da monaci taoisti in Tibet, da musulmani al Cairo, da babalorixa in Angola, dai Papi cristiani a Roma, dai fedeli delle comunità di base in America latina e perfino dagli operai durante manifestazioni e scioperi. Sandra Migliore ha riportato il commento di Leonardo Boff nel suo ‘La preghiera semplice di Francesco’: ‘Tutti sentono che questa preghiera traduce, in una forma veramente ispirata, i desideri ancestrali dell’umanità. Essa viene incontro alle domande di pace e di tolleranza, imprescindibili per la pericolosa traversata che stiamo compiendo oggi dal locale al globale, dal nazionale al planetario, dalle molte società ad un’unica società mondiale’.

AUTORE: Maria Rita Valli