Sto sperimentando, per il secondo anno, un percorso di lectio divina con i giovani. Si tratta di incontri di approfondimento della Parola di Dio, con i quali cerchiamo di porci sulle orme di Francesco d’Assisi. È interessante constatare come i giovani abbiano con Francesco un feeling naturale. Lo sentono ‘giovane’. E come si potrebbe dare loro torto? Nei suoi primi venticinque anni, Francesco si presenta con i tratti tipici di un giovane allegro, spensierato, con una gran voglia di vivere, alla ricerca del successo e dell’avventura. Quando poi si converte, la santità non lo ‘invecchia’. Tutt’altro! Fin dai gesti che caratterizzano il suo processo di conversione, c’è in lui qualcosa di originale e di ‘avventuroso’, che non lo rende mai una figura scontata. La conversione non avviene nel soffocamento del suo desiderio di vita, di libertà, di realizzazione di sé. E chi ha detto che il cristianesimo dovrebbe essere questo soffocamento? È un’immagine che purtroppo gira. Ma quando si incontra Dio, in realtà si incontra anche pienamente se stessi. Il desiderio di vita e di libertà non è soffocato, ma moltiplicato. Al giovane Francesco che sulla strada di Spoleto rinuncia alla spedizione in Puglia, alla ricerca di gloria terrena, non è chiesto di rinunciare alla gloria, ma di cercarla lì dove essa davvero può essere trovata: mettendosi a servizio del ‘padrone’ ‘ cioè di Dio – e non del servo. La scelta di Dio è scelta di vita. E il suo gesto di ‘spogliarsi’ per riconsegnare al padre soldi e vestiti, davanti al Vescovo di Assisi, non è l’espressione di grande voglia di libertà? Sì, di libertà autentica. Per tanti giovani le schermaglie familiari sono ricorrenti, per desideri di libertà che i genitori a ragione vedono con preoccupazione. Ma quante volte c’è in essi il desiderio di una vita conforme a ideali esigenti, ideali che gli adulti, abituati a calcolare in base a ragioni di comodo o di semplice perbenismo, non riescono a comprendere. Quella di Francesco nei confronti di Pietro di Bernardone fu una scelta di libertà. Rinunciando a possedere, non ebbe più i soldi e i tessuti di suo padre, ma ebbe in regalo il sole, la luna, le stelle, e la terra gli svelò il suo volto di madre. Persino la sofferenza e sorella morte gli si conciliarono. Il segreto di questa rivoluzione interiore non fu una semplice meditazione sul senso delle cose. Non sono mancati filosofi, e uomini religiosi che hanno scoperto la rinuncia e l’ascesi come liberazione. Per Francesco, il cardine non fu una filosofia, ma l’incontro con Gesù. La sua relazione con gli altri cambiò totalmente quando cominciò a scorgere nei sofferenti ‘ i ‘lebbrosi’ ‘ il volto di Cristo. Egli stesso, nel Testamento, avrebbe presentato quest’ultimo evento come l’inizio della sua conversione. Se oggi egli riesce a parlare un linguaggio universale, che lo rende interessante persino per tanti non credenti, è perché ha assunto pienamente il linguaggio di Cristo. Ai giovani occorre presentarlo così. Non a caso Benedetto XVI, venendo ad Assisi il 17 giugno prossimo, ha previsto come culmine del suo pellegrinaggio, a Santa Maria degli Angeli, un incontro con i giovani.
Francesco e i giovani
AUTORE:
' Domenico Sorrentino