Abbiamo appena celebrato la festa del patrono d’Italia san Francesco d’Assisi. Molti si sono mossi e commossi in questa occasione, religiosi e laici, credenti e agnostici. Francesco è più di un patrono. È un santo che esce dalla nicchia e parla con un linguaggio fresco e attuale, al quale nessuno riesce a sottrarsi. Egli infatti ha scelto di essere l’ultimo, il più povero, e questo gli ha consentito di trovare posto in ognuno, pur piccolo e ‘meschino’ di mente e di cuore. Nella condizione di semplicità minimale in cui si è deliberatamente posto, chiamata minorità, ha realizzato un ampio spazio interiore che lo ha reso capace di ricevere i doni di Dio. Un raggio della luce divina gli ha aperto l’accesso alla contemplazione della Sua bellezza ed ha dato forma alla sua vita, alle parole e ai gesti che ha compiuto. Ha potuto così vedere l’umanità di un lebbroso, il suo volto ad immagine del volto di Dio al di là dell’aspetto sfigurato della sua condizione di escluso. Ha visto l’anima di Chiara oltre lo splendore estetico della sua giovinezza. Ha visto un possibile servitore di Dio nel sultano d’Egitto, nemico dei crociati, che faceva paura alla cristianità. Ha potuto considerare il suo corpo, da sottomettere alla disciplina ascetica, come strumento della grazia di Dio trasfigurato dai segni della croce. Nelle cose della natura, che sono oggetto di rapina e di contesa per molti, ha intravisto una schiera di fratelli e sorelle da chiamare a raccolta per costituire un coro che canta le lodi del Dio altissimo. Ha considerato i suoi ‘frati’ come suoi fratelli e figli, spronandoli a essere veri cristiani che vivono secondo la norma del santo Vangelo. È riuscito a considerare anche i sacerdoti ‘poverelli’, fossero pure peccatori, come scelti da Dio per renderLo presente nel mondo. Sono essi che consacrano il pane e il vino e in Suo nome rimettono i peccati, rendendo attuale e sempre vicina la grazia della salvezza. È riuscito persino a considerare la povertà come la sua sposa e la sposa di Cristo, più vicina a lui sulla croce della stessa sua madre, la quale, come osserva Dante, rimase ai piedi, mentre la povertà ‘salse con lui sulla croce’. Francesco umile e povero è divenuto così grande da invadere il mondo. Lo ritroviamo nei suoi frati sparsi dappertutto, con lo stesso abito, la stessa ansia di povertà, libertà, santità e pace. È riuscito anche a fare quello che laicamente oggi si vuol maldestramente tentare: il superamento della divisione dei generi in maschile e femminile, contagiando profondamente, attraverso Chiara, il mondo femminile francescano nella sua versione di contemplazione e di azione, di povertà e di misericordia, di nascondimento dal mondo e di servizio della gente, soprattutto dei poveri. Francesco D’Assisi è più di un patrono, ed anche molto di più del più santo degli italiani e del più italiano dei santi, anche se tutto questo lo fu pienamente. Più volte abbiamo ripetuto su queste colonne che nessuno deve porre le mani in forma di monopolio su Francesco che, prima di tutto, è un santo della Chiesa cattolica. Questo sarà sempre bene ricordarlo e ripeterlo. Ma, detto questo, lasciamo pure che molti si avvicinino a questa sorgente di bontà bellezza e grazia. Ognuno beva per dissetare la propria sete, senza pretendere di esaurire la sorgente.
Francesco d’Assisi: più che un patrono
AUTORE:
Elio Bromuri