Fiori di mimosa sul bene comune

8 marzo. Il ruolo fondamentale - e misconosciuto - della donna nella società.

Anche in questi giorni i giornali denunciano le molteplici discriminazioni e violenze che con varia intensità colpiscono le donne in tutti gli angoli del pianeta. Nell’ambito dell’esigenza primaria di assicurare le condizioni per uno sviluppo integrale di tutte le persone, in linea con i caratteri e le vocazioni di ciascuna di esse, il problema delle donne occupa una posizione centrale. Questo problema, nelle sue principali sfaccettature, può essere proposto nella prospettiva del bene comune, che ritengo indispensabile per affrontare i problemi più drammatici del nostro tempo. Come ben sottolinea il magistero della Chiesa cattolica, alla base del principio del bene comune può porsi la considerazione della ‘dignità, unità ed uguaglianza di tutte le persone’. Perciò tale prospettiva suppone il riconoscimento pieno della dignità della donna in quanto tale, con tutte le conseguenti implicazioni attuative nella concreta regolamentazione dei rapporti sociali, in tutti gli ambiti della vita femminile, incluso quello ecclesiale. Peraltro, proprio per l’attuazione del bene comune il contributo delle donne appare insostituibile. Il bene comune può infatti intendersi come un ‘vivere bene insieme’, per cui esso dipende non solo dalla quantità di beni e servizi disponibili, ma anche dalla qualità dei rapporti interpersonali nell’economia e nella società. Si possono quindi cogliere il ruolo insostituibile, le complementarietà preziose, le sinergie attivate da un diffuso, convinto e competente impegno femminile, da un pieno sviluppo di ‘rapporti interpersonali e reciproci tra uomini e donne, che fungano da doni arricchenti e responsabilizzanti’ (dalla Lettera alle donne di Giovanni Paolo II). Si pensi in particolare che per il bene comune servono persone capaci sia di ‘comprendere’ sia di ‘volere’ il bene: di qui l’importanza delle azioni (e delle politiche) educative, che formino il carattere e il senso di responsabilità personale e sociale. Ed è immediato il riferimento all’impegno delle donne nei più diversi settori dell’attività educativa, ben oltre la famiglia: asili, scuole, università, istituti di assistenza, servizi sociali, parrocchie, associazioni e movimenti. Irrompe sulla scena quella che Giovanni Paolo II chiama ‘ l’immensa disponibilità delle donne a spendersi nei rapporti umani’, e quindi il loro contributo decisivo alla costruzione di una società caratterizzata da un grado di dignità e di umanità ben più profondo di quanto mostri l’attuale assetto tecno-mercantile.

AUTORE: Pierluigi Grasselli