Hanno ragione loro, quelli che vivono con me, lo ammetto. Me lo rimproverano e hanno ragione, non posso farci niente: quando si avvicina un turno elettorale, a qualsiasi livello, che si tratti di consultazioni nazionali, regionali, provinciali (parlo del passato), di quartiere o di condominio (parlo del futuro), non importa: in ogni caso, io entro in agitazione.
E siccome sono un grafomane, e in passato mi picco di aver avuto consuetudini non trascurabili con certi non meglio identificati teorici della politica, tipo Aristotele di Stagira, Tommaso dei conti d’Aquino e Ser Niccolò de’ Malclavelli fiorentino, in genere mi metto al pc, butto giù qualche documento programmatico, lo limo, l’alliscio, lo soppeso, me ne compiaccio… poi lo pubblico, con risultati sempre disastrosi.
Nel 2001 Orfeo Goracci venne eletto sindaco di Gubbio, al ballottaggio vinse in quasi tutte le sezioni elettorali, ottenendo ben 10.623 voti. Poi, nel corso di quel suo primo mandato, accanto a cose egregie fece anche cose che a mio parere erano sbagliate, e lo scrissi nel momento in cui presi posizione contro la sua candidatura per un secondo mandato, nel 2006. “Cacciamo Goracci!”: il mio appello era sul tavolo di tutti i capifamiglia del Comune di Gubbio; e Goracci, che al nostro primo incontro mi avrebbe chiesto se per caso l’avevo preso per un cinghiale, ebbe oltre 11.000 preferenze, e vinse non in quasi tutte, ma assolutamente in tutte le sezioni elettorali.
Anche quest’anno, per le elezioni amministrative del 2014, il mio appello elettorale era sul tavolo di tutti i capifamiglia del Comune di Gubbio, e invitava a eleggere sindaco di Gubbio Ennio Palazzari, un amico del quale conosco da vicino la grandissima probità e sulla cui competenza in materia economico-finanziaria (indispensabile oggi in un Comune come quello nostro, dove s’ènno venduti anche ’l buzzo de l’ancolla) m’ero accuratamente informato in sede regionale: Ennio ha governato la Gepafin, la finanziaria della Regione Umbria, a lungo e in tempi non sospetti. Tutto bene, tutto bene, tranne il risultato elettorale. Al ballottaggio, Ennio ha ottenuto solo il 26,79% delle preferenze.
La domenica successiva, a corso Garibaldi, mi sono avvicinato a diversi capannelli di amici o quasi amici: mi sbirciavano, pronti al cachinno. Risatine, mugolii vari. Ho alzato la mano, nel gesto classico dell’imperatore Ottaviano Augusto. Silenzio. “Se qualcuno ha intenzione di perdere le elezioni, sa a chi rivolgersi”. Il cachinno in pectore è partito subito, fragoroso quanto basta.
È partito ed è arrivato, il cachinno. È partito ed è arrivato, ma non cambierà nulla. Altre elezioni, altra fibrillazione. Non ci posso fare niente. Sbaglio, o nel 2015 ci sono le regionali?