Fiaccole per dire no alla droga

Una fiaccolata silenziosa per riflettere su piaghe come la droga e altre forme di disagio. Sabato 3 marzo, nelle vie di Bastardo di Giano dell’Umbria, oltre cinquecento persone hanno provato a svegliare le coscienze della comunità gianese, ancora scossa per la morte, provocata da un’overdose, del ventinovenne Marco Capaldini. L’iniziativa è stata proposta dal gruppo giovanile parrocchiale di Bastardo ‘Alfa’ e subito accolta dal Consiglio pastorale, dal Consiglio di amministrazione, dalla Caritas e dai catechisti della medesima comunità. Anche il Comune, le associazioni, la Pro loco e tutte le istanze presenti a Giano dell’Umbria hanno aderito alla fiaccolata. La marcia è stata aperta da uno striscione realizzato dai giovani; non erano presenti bandiere o altri simboli. Solo centinaia di candele accese e altrettanti cuori aperti per dire un silenzioso ‘no’ ad ogni forma di disagio. Non è solo la droga, infatti, a preoccupare gli abitanti e le istituzioni di Giano. Anche fenomeni come l’alcolismo, la violenza e il tanto nominato bullismo stanno prendendo corpo tra i più giovani della comunità. ‘Vorremmo che la morte del giovane Marco – dice il parroco di San Francesco al Bastardo, don Domenico Barbati ‘ provochi un vero risveglio delle coscienze, per tenere sempre viva nella nostra comunità l’attenzione su un problema, la droga, che mette in pericolo molte vite dei nostri ragazzi. La parrocchia – prosegue il sacerdote – attraverso la realizzazione dell’oratorio si impegnerà, di concerto con le istituzioni, per garantire ai giovani un posto dove crescere più liberi, più gioiosi, più pieni di speranza per il domani’. La morte di Marco ha colpito profondamente la comunità gianese e l’ha fatta interrogare sulla situazione dell’universo giovanile, affascinante e al tempo stesso complesso. Le nuove generazioni hanno bisogno di attenzioni in ogni momento della loro vita; le famiglie devono essere aiutate a non chiudere nell’orto domestico le loro difficoltà. ‘È nostro compito – afferma il primo cittadino – aiutare la gente a rendere ogni problema collettivo. La nostra comunità deve saper reagire in maniera compatta di fronte alle varie forme di disagio. Certo, non abbiamo la bacchetta magica per risolvere alla radice il problema, ma con il lavoro comune delle istituzioni, parrocchia e Comune in primis, riusciremo ad individuare gli strumenti idonei per proporre delle alternative alla droga e alle altre forme di disagio’.

AUTORE: Francesco Carlini