Giovedì 24 aprile a Cannaiola di Trevi sono stati ricordati i venti anni della beatificazione di Pietro Bonilli. È stato l’arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve, mons. Giuseppe Chiaretti, a presiedere il solenne pontificale insieme a mons. Fontana e ad nutrito gruppo di sacerdoti diocesani. Presenti naturalmente molte suore della Sacra Famiglia. L’olio per la lampada del beato è stato offerto dal Comune di Perugia, rappresentato a Cannaiola dal sindaco Renato Locchi. C’era anche il suo collega di Trevi Giuliano Nalli. Per capire cosa ci aspetta da queste celebrazioni in ricordo del ventennale, ne parliamo con madre Danila Santucci, superiora generale della suore della Sacra Famiglia di Spoleto. Madre, come è stato vissuto il ventennale nelle vostre case, specialmente in quelle di missione? ‘Questo anniversario, ho notato, ha risvegliato all’interno di tutte le comunità l’impegno da parte delle suore di perseguire il primo fine dell’istituto, cioè vivere con pienezza e fedeltà la vocazione di suora della Sacra Famiglia, che è quella di raggiungere la santità, ossia compiere pienamente il progetto di Dio, la sua volontà. In altre parole la beatificazione del nostro fondatore ci chiede innanzitutto impegno di santità di vita. Poi, si è notato in tutti i Paesi in cui siamo presenti che c’è stato grande entusiasmo delle comunità nell’accogliere le iniziative che abbiamo proposto per questo ventennale. Ciò ha portato anche una rivisitazione dell’impegno apostolico, sia nelle opere di carità, che nel lavoro a beneficio delle famiglie e dei giovani. Si vede con entusiasmo un moltiplicarsi di iniziative, sia in Italia che all’estero. Questo proprio per dire che è possibile vivere come una grande famiglia’. Quale impegno scaturirà per voi suore dal ricordo di questi 20 anni di beatificazione del Bonilli? ‘All’interno delle comunità già si vede una vivacità e quindi ci aspetta un maggiore impegno di fedeltà al carisma, che non sia statica, ma dinamica, creativa. Inoltre, deve e sta già scaturendo una proposta di lavoro pastorale a più ampio raggio e con delle priorità ben precise. Stiamo rimettendo a fuoco i due ideali del Bonilli: la sacra famiglia e la carità verso i più bisognosi, non solo nelle opere già conosciute, ma anche in nuovi progetti. Faremo case di accoglienza per ragazze sfruttate, che vivono sul marciapiede, che sono rifiutate dalla società. In Congo, a ricordo di questi venti anni, stiamo costruendo un centro educativo per bambini che sono destinati a vivere sulla strada; in Guatemala un centro nutrizionale’. Ci sono prospettive per una eventuale santificazione del Bonilli? ‘Noi siamo impegnate su questo versante. Posso dire, sulla base di testimonianze che raccolgo nei miei viaggi, che chi conosce il Bonilli ne rimane affascinato, chiedendogli molte grazie. Ce ne sono tante e riconosciute. Ora aspettiamo che venga riconosciuto il miracolo. Ci sono delle buone speranze su questo’. Sappiamo dell’esistenza dell’associazione Laici bonilliani. Chi sono e cosa fanno? ‘Sono coppie, giovani, vedove e altri che vengono a contatto con le nostre comunità. Hanno come modello di riferimento il Bonilli e la Sacra Famiglia; si propongono di vivere i valori umani e cristiani in famiglia, nel lavoro e in tutti gli ambiti dove si trovano ad operare. Sono inseriti nella pastorale delle parrocchie dove sono presenti. Lavorano con le famiglie, con i giovani, nelle strutture della Caritas. Tutto ciò lo fanno con una spiritualità, una mistica che parte dalla contemplazione della Sacra Famiglia’.
Famiglia e carità: due ideali che continuano a crescere
CANNAIOLA. Festa per i 20 anni di beatificazione del Bonilli. Intervista a madre Santucci, superiora generale delle suore della Sacra Famiglia
AUTORE:
Francesco Carlini