Il giovane carabiniere Donato Fezzuoglio riteneva, giustamente, di essere felice per aver avuto come destinazione professionale l’Umbria e qui, in questa terra, ammirata in ogni parte d’Italia e del mondo, aveva voluto anche formarsi una famiglia. La sua, una famiglia nella fase iniziale, la più bella, con l’esperienza della vita nascente, il bimbo di sei mesi, la giovane sposa divenuta madre. Umbertide poteva essere il luogo giusto per una vita serena e per lunghissimi giorni. Non è stato così e non è colpa degli abitanti, neppure del Governo, come si suol dire abitualmente, non sembra colpa di nessuno. Non è colpa dei carabinieri che per assurdo sono invece le vittime, loro, i custodi dell’ordine, i garanti della sicurezza, che ora corrono come non mai alla ricerca dei ladri assassini. Li prenderanno. Così pensiamo e speriamo. Forse li consegneranno alla giustizia e tutto sarà compiuto. Ma è possibile che finisca così? Al funerale si sono dette parole di verità e di consolazione. Si è pregato e pianto. Non si può fare altro. La fede porta conforto e forza. C’è bisogno di consolazione per non cadere nella disperazione di fronte al feroce assassinio di un uomo di trent’anni, un servitore della collettività e della legge, un padre e uno sposo. C’è anche da riflettere sui sistemi di sicurezza di fronte ad una delinquenza organizzata e feroce. L’uso facile delle armi, come si è visto anche di recente, in occasione di un tentativo di rapina, conduce a eccessi evidenti: le cose, i beni, i soldi non meritano la vita delle persone, non valgono una vita. Si deve anche riflettere su questa nostra terra che, proprio perché appare all’esterno calma, buona e tranquilla, può divenire meta di aggressori in cerca di prede facili. Forse Umbertide è potuta sembrare una preda facile. Non è una tesi, ma un’ipotesi. Forse è da osservare quante potrebbero essere le prede facili. Prede perché, comunque, contengono ricchezze appetibili, in un mondo avido ed anche affamato (i paesi dell’Est europeo); facili perché sono territori scoperti, dove c’è gente serena senza sospetti, generosa e accogliente. Si sa che a Umbertide c’è una più che decennale tradizione di accoglienza degli stranieri che ha provocato anche qualche discussione cittadina in merito. Facili perché vi sono poche Forze dell’ordine adeguate al controllo dell’ordinaria vita cittadina, ma inadeguate per forme di delinquenza organizzata che irrompono dall’esterno del territorio. Alla pietà per il giovane carabiniere caduto e la sua famiglia, è necessario aggiungere la riflessione per sviluppare maggiore prudenza e accortezza, con la collaborazione di tutti, istituzioni e cittadini. Nell’omelia dell’arcivescovo Chiaretti, dopo il ricordo di altri due servitori dello Stato, Luca Benincasa e Emanuele Petri, anch’essi caduti in servizio, troviamo un lamento che è anche un monito: ‘Siamo profondamente avviliti per queste incursioni di violenza nei nostri ambienti, per loro natura pacifici e solidali, violenza improvvisa e inattesa, ma forse non immotivata, se facciamo riflessione su quel degrado morale e sociale che sta devastando la nostra civiltà, aggredendo in particolar modo i giovani e rendendo tutti insicuri e fragili’.
Facili prede
AUTORE:
Elio Bromuri