Sino a qualche tempo fa lo studio della teologia era riservato ai seminaristi e ai religiosi. “Teologo” era chiamato colui che aveva compiuto gli studi necessari a preparare l’ordinazione presbiterale. In bocca a qualche persona più o meno attempata l’equivoco ancora persiste, e non ci si deve meravigliare più di tanto. In effetti il sapere teologico era un lusso riservato solo a una categoria ristretta di persone, e non si davano altre varianti. Oggi, però le cose sono cambiate. Già da qualche tempo lo studio della teologia si è allargato notevolmente e sono molti i laici che vi accedono. Dopo un primo tempo di timidi tentativi di innovazione in cui, circa venti o trenta anni fa, per prime furono le suore a condurre studi di carattere accademico, oggi si può dire che le porte delle aule universitarie di teologia si sono davvero spalancate. Ovviamente tale novità è stata introdotta grazie al Concilio Vaticano II e in particolare alla nuova visione ecclesiologica da esso promossa. Lo studio della teologia aperto a tutti rappresenta, infatti, un “segno dei tempi” che indica la via percorsa dalla Chiesa nel nostro tempo, secondo lo stile della compartecipazione responsabile di tutti i credenti all’edificazione del regno di Dio. Che esistano teologi uomini e donne, che esistano studiosi, studenti, dottori e professori di teologia anche fra le fila dei laici, la dice lunga sul modo di concepire il futuro della Chiesa. Senza poter negare o scavalcare la necessità del ministero ordinato, del quale evidentemente non si può fare a meno, la Chiesa contemporanea ha rispolverato la consapevolezza della centralità e importanza del popolo di Dio. Sebbene talvolta si faccia ancora un po’ di fatica ad accettare questo nuovo registro, sono molteplici i segni che indicano una sana e sincera “compartecipazione laicale allo studio della teologia”. Chi studia teologia? Detto ciò, non rimane che da chiedersi: chi e perché dovrebbe studiare teologia? Beh, qui il discorso diventa un po’ più impegnativo. Per rispondere alla prima parte del quesito che verte sul “chi” sarebbe adatto a studiare teologia, è necessario dire che allo stato attuale delle cose non esistono confini discriminanti. La teologia esiste come una possibilità in linea di principio aperta a tutti, nella misura in cui si coglie il nesso stretto che la lega alla fede piuttosto che al ministero ordinato. In questa luce si può dire che fare la teologia è diventato qualcosa di connaturale al credere, perché l’atto stesso dell’assenso di fede si delinea anche in una prospettiva razionale e scientifica. Perché studiare teologia? La seconda parte della domanda implica un supplemento di riflessione. Perché studiare teologia? A questo secondo interrogativo ci pare si possano dare diversi tipi di risposta che aiutano a delineare il significato dello studio teologico. C’è innanzi tutto chi studia teologia a tempo “limitato”, vale a dire nei ritagli di tempo, al fine di approfondire la conoscenza di alcuni aspetti della vita credente o in special modo le Scritture. Così sui “banchi di teologia” siedono persone già in pensione che valorizzano il tempo a disposizione, come pure liberi professionisti, insegnanti o imprenditori che in parte sono in grado di disporre liberamente della propria attività professionale o godono di un orario di lavoro particolare. Vi sono infine anche quei dipendenti che possono beneficiare a diverso titolo di permessi di studio. Ebbene, tutte queste persone si iscrivono al curricolo accademico nella sua interezza, pur talvolta dilazionando l’impegno degli esami nel tempo. Teologi di professioneSinora abbiamo parlato soprattutto di persone che condividono lo studio con altre attività lavorative o personali e familiari. Ciò tuttavia non deve distogliere l’attenzione dal crescente numero di “studenti professionisti” i quali si dedicano alla teologia come vero e proprio percorso accademico. Statisticamente parlando, questa realtà sembra crescere ogni anno di più. Gli studenti e le studentesse in teologia un domani saranno insegnanti di religione nella scuola o, in altri casi, saranno impiegati in attività lavorative diverse. Ciò in fondo non importa. Quello che invece importa è che nei laici, e in alcuni giovani in particolar modo, sia giunta a maturità l’idea di una scelta nello studio che valorizzi la dimensione religiosa della vita con un certa inclinazione alla spiritualità. Contro i profeti di sventura che insistono sulla fine della religione e preannunciano tempi scuri per la Chiesa, è giusto riconoscere l’esistenza di questo tenero germoglio. Oggi esistono persone, ancorché in numero limitato, che hanno in animo un interesse profondo per le cose di Dio e sono disposte, non senza la fatica di affrontare innumerevoli pregiudizi e non senza il rischio di “faticare” a trovare la propria futura occupazione, a dedicare il tempo unico, generoso e fecondo dello studio giovanile ad approfondire gli studi teologici per addentrarsi in quel mistero inesauribile che è l’amore di Dio, alla ricerca del senso della vita e per prestare in modo competente il proprio servizio alla Chiesa. Sommando tutto, si può dire che lo studio della teologia rappresenta oggi una grande opportunità per tutti coloro che sono in ricerca di Dio e intendono contribuire fattivamente alla vita della Chiesa. Si crea la possibilità concreta di costituire una larga fascia di competenza professionale il cui ruolo potrà divenire determinante nella Chiesa di domani, non solo per crescere sempre di più verso una conduzione responsabile dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole, ma anche – così immaginiamo – per fiancheggiare, sostenere e talvolta anche sopperire a quelle sempre più numerose necessità che a vari livelli verranno a presentarsi nella vita ecclesiale anche a breve termine, a motivo della scarsità del clero in una Chiesa che comunque continua a vivere in modo fecondo e della quale c’è assoluto bisogno in un territorio, come il nostro, da sempre assetato di spiritualità e di senso religioso. Studiare teologia oggi è una opportunità quanto mai importante, da valutare con attenzione e valorizzare, soprattutto per quanti, innamorati di Gesù Cristo, hanno in animo di dedicare la propria vita a servizio del Regno nella specifica dimensione dello studio e dell’attività lavorativa. Corsi, iscrizioni, informazioniL’unico centro accademico di studi teologici presente e operante in Umbria ha sede in Assisi. Le attività dell’Istituto teologico sono pregevolmente affiancate da quelle dell’Istituto superiore di scienze religiose che lavora in piena sinergia con esso. Entrambi gli enti sono configurati giuridicamente come centri accademici collegati con la facoltà di Teologia della Pontificia università lateranense di Roma. Per quanto concerne gli studi, esistono molte possibilità di frequenza, diverse tipologie di iscrizioni e numerosi corsi accessibili a diversi livelli e diversi orari. Per più specifiche informazioni, tenendo conto del fatto che le iscrizioni sono possibili sino alla metà del mese di ottobre, si suggerisce di consultare il sito internet dell’Istituto teologico: www.istitutoteologicoassisi.ito quello dell’Istituto superiore di scienze religiose: www.issrassisi.it. In alternativa o per chiarimenti integrativi è possibile rivolgersi alla Segreteria: tel. 075 81.30.61, email segreteria@isti- tutoteologicoassisi.it.