Essere “servi” della gioia e della speranza

Il cammino dei catechisti in questo anno pastorale

Impegno di riunirsi, di “pensar bene” sulla realtà e sugli altri e di fondare la missionarietà sulla qualità della formazione. Questi i tre punti cardine di un documento di sintesi prodotto al termine dell’annuale incontro dei delegati parrocchiali per la catechesi. L’incontro, svoltosi al Terminillo dal 7 al 9, ha visto la partecipazione di una cinquantina di rappresentanti delle parrocchie della diocesi. “E’ stato un incontro per mettere le basi sul ruolo del delegato all’interno della parrocchia – dice suor Grazia Tomassini che è direttrice dell’Ufficio diocesano per la Catechesi – e l’inizio di questo cammino di formazione”. Al Terminillo si è partiti dal documento Cei “Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia” per giungere, guidati da don Mariano Pappalardo, che da alcuni anni segue il cammino dei catechisti, e attraverso momenti di “laboratorio”, ai tre impegni-doveri che i catechisti si assumono “declinando insieme pazienza e speranza”, nell’intento di annunciare il Vangelo a tutti. Il primo impegno è quello di riunirsi. Si parte dalla consapevolezza che non è più possibile essere catechisti da soli. E’ la “riunione”, la koinonìa, che fonda il discepolato, la missione e l’apostolato, per creare amicizia, comunione di intenti, per vivere la convivialità, soprattutto eucaristica, e per assumere il ruolo della comunione e della corresponsabilità nella comunità. L’icona biblica di riferimento sono i racconti delle apparizioni di Cristo risorto. Il secondo impegno è quello di “pensare bene” sulla realtà e sugli altri, di guardare il mondo che cambia con “simpatia”. Senza demonizzare l’uomo del nostro tempo, ci si pone l’obiettivo di saper cogliere e fare leva su alcuni aspetti positivi che contraddistinguono l’uomo contemporaneo quali il desiderio di autenticità e di “prossimità”, la ricerca e l’espressione della libertà e la ricerca di senso. Si cercherà di aver “simpatia” per ogni persona, soprattutto per chi ha più bisogno di sperimentare la nostra accoglienza e la nostra vicinanza; di accostarsi all’altro là dove l’altro si trova; di sentirsi “servi” della gioia e della speranza mettendoci all’ascolto della cultura del nostro tempo tenendo sempre presente la trascendenza del vangelo. L’ “icona” biblica in questo caso è l’episodio di Gesù che incontra Zaccheo. Terzo e ultimo impegno è quello di fondare la missionarietà e di essere apostoli su un forte impegno in ordine alla qualità formativa in senso spirituale-culturale-teologico-umano. E’ in definitiva il dovere della formazione, irrinunciabile per chi vuole essere discepolo e comunicatore autentico del vangelo in un mondo che cambia. Alla luce di questa sintesi e all’interno del Piano pastorale diocesano i catechisti si sono impegnati a costituire nella propria parrocchia la Comunità dei catechisti, piccola assemblea di condivisione e corresponsabilità nell’annuncio del vangelo, comunità educante e segno visibile nella parrocchia. In pieno accordo con il parroco, il delegato parrocchiale per la catechesi si assume la responsabilità della nascita e della crescita di tale comunità.

AUTORE: Ciro Miele