Come prima delle elezioni abbiamo sentito l’opinione di alcuni personaggi del mondo cattolico sugli schieramenti politici principali, così, dopo i risultati, siamo ritornati a domandare un parere agli stessi nostri interlocutori per continuare una riflessione che faccia riferimento all’intera vita sociale.
“Una vittoria al di là di ogni aspettativa” Rolando Tassini, segretario del Forum delle famiglie dell’Umbria, è raggiante per il risultato conseguito dal Partito delle Libertà. “Sto ancora festeggiando. Il risultato è andato al di là delle più nostre rosee aspettative” afferma “per il risultato nazionale ma anche per quello locale. Questo ci fa sperare per il futuro per le consultazioni amministrative”. Tassini si dice “estremamente soddisfatto”dal voto anche perché “è stata ottenuta la semplificazione del quadro politico che auspicavo: questo desiderio si è finalmente realizzato. Far dialogare solo alcuni raggruppamenti è molto più facile e semplice che in passato quando ce ne erano tantissimi. È la prova che non esisteva il problema della legge elettorale, tanto criticata. Ora la maggioranza governa e l’opposizione fa il suo lavoro. La ricetta per governare era quella, lo ripeto, di semplificare la geografia politica. Sono spariti alcuni partiti storici (socialista e comunista) ma c’è stato un grande spostamento del consenso elettorale”. Il segretario del Forum delle famiglie dell’Umbria crede a questo punto che ci possa essere un cambiamento della maggioranza anche per le prossime consultazioni amministrative. “Ora ci sono le condizioni per modificare la maggioranza al Comune e alla Provincia di Perugia e alla Regione ” sostiene ” il nostro impegno andrà in quella direzione”.
L’insoddisfazione diffusa ha premiato l’ottimismo di Berlusconi
Il prof. Giancarlo Pellegrini, docente di Storia contemporanea alla facoltà di Scienze politiche dell’Università di Perugia, nell’ultimo numero de La Voce si era espresso a favore del Pd spiegando le ragioni della sua scelta. Ora analizza il voto. “Quel che temevo, è accaduto. Non che il governo Berlusconi avesse amministrato bene. Aveva lasciato i conti dello Stato in una condizione pessima e suscitato scontento tra le varie classi sociali ed economiche. Ma quello generato dal governo Prodi è stato ancora maggiore, e questo ha prodotto l’esito elettorale, con una vittoria netta della coalizione guidata da Berlusconi. In questa competizione ha inciso pochissimo il programma dei vari partiti, moltissimo invece l’insoddisfazione per una situazione complessiva che si vive guardando ai propri conti in tasca e pensando alle incombenze aggiuntive imposte dal potere politico, senza che le persone o le categorie sociali ed economiche potessero constatare un miglioramento dei servizi offerti. Subentra allora un senso di delusione che ti fa denunciare le speranze tradite, che non ti proietta sul futuro e ti fa scegliere o il male minore o ‘ nel gioco dell’antipolitica e della ripicca ‘ proprio l’avversario. Comunque il popolo ha scelto con largo margine la coalizione che ha il suo perno nel Pdl collegato con la Lega Nord. Il responso è stato chiaro: c’è da augurarsi che il futuro Governo sia all’altezza delle responsabilità che lo attendono, nella consapevolezza che mai in ogni caso potrà mantenere tutte le promesse che ha fatto. Il Pd ha avuto un buon successo, inferiore però alle aspettative. Positiva è da ritenere la scelta di presentarsi pressoché da solo, con un impatto sorprendente sullo scenario complessivo finale. Mi auguro che riesca a gestire i voti ricevuti con alto senso di responsabilità, consolidando una larga partecipazione popolare alle scelte più importanti che di volta in volta farà, tenendo conto soprattutto del legame tra etica e politica. Sorprende la semplificazione del quadro politico: pochi partiti hanno ottenuto i consensi sufficienti per ottenere la rappresentanza. Il numero dei gruppi parlamentari si è ridotto drasticamente, elemento da valutare con molto interesse, dal momento che da tempo si denuncia l’estrema proliferazione dei gruppi parlamentari ed il ruolo negativo svolto da alcuni nella funzione di interdizione. Dispiace che a farne le spese siano stati anche i Socialisti e la Sinistra Arcobaleno. Mi sembra che abbiano raccolto scarsi consensi anche perché nei due anni passati hanno seminato poco e male in Parlamento, mettendo in difficoltà in governo Prodi (che pur dovevano sostenere) facendo di tutto per bloccarne l’operatività e facendo emergere di esso una prevalente immagine negativa. Udc per un federalismo solidale Tra le terze forze in campo, l’Unione di centro è l’unica che è riuscita a mantenere una certa presenza, e questo è un dato rilevante”.
Lo afferma Pasquale Caracciolo, presidente dell’Acradu (Associazione cattolica residenze anziani e disabili Umbria), sottolineando che “si tratta di una funzione importante. Ma l’Unione di centro deve impegnarsi a fondo per contribuire alla realizzazione delle riforme istituzionali e della riforma elettorale. Il quadro politico emerso è molto chiaro: il Popolo delle libertà ha un’ampia maggioranza ed ha la possibilità di governare. Auspico però che non si interrompa quel dialogo per riformare il Paese, essenziale per il nostro futuro”.Caracciolo, per anni responsabile dell’ufficio diocesano e regionale per la Pastorale sociale e il lavoro, ritiene che “l’Unione di centro debba dialogare in modo serio per un federalismo solidale, con una riforma del Parlamento che superi l’attuale bicameralismo, che non ha proprio senso. Inoltre ha mantenuto in Italia una quota di consensi, nonostante la legge elettorale e il richiamo al voto utile fra i due poli. Penso che la funzione del centro vada mantenuta e rafforzata, come nel sistema tedesco. Ora si apre una terza fase della Repubblica, perché il quadro politico non si è ancora stabilizzato, è ancora in evoluzione. Auspico una legislatura di durata quinquennale, che adotti un sistema federale con capacità di governo anche nelle periferie. L’Umbria? La situazione è più stabile anche se questo deve incrementare il livello di responsabilità di coloro che governano l’Umbria da decenni”.
Hanno vinto i cittadini
Prima delle elezioni, Luca Diotallevi, docente di Sociologia alla Terza università di Roma, aveva lanciato un appello verso il voto utile, per Pdl o Pd. Il suo auspicio è stato rispettato in pieno dal voto. “Dal 1987 gli italiani, tutte le volte che è stato reso possibile un sistema maggioritario, in un modo o nell’altro, hanno scelto uno dei due schieramenti” afferma Diotallevi “come negli altri Paesi occidentali: Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia. Questi sistemi portano i cittadini ad influire nella scelta dei candidati e a scegliere. Nel tempo gli italiani, con vari referendum, hanno cercato di ottenere questo risultato. Ma il ceto politico, a partire da Oscar Luigi Scalfaro, si è difeso sabotando questa richiesta di scelta, togliendo tutte le armi a disposizione dei cittadini, che comunque negli ultimi anni hanno votando in continua alternanza tra i due schieramenti”. L’obiettivo è stato raggiunto nonostante “una legge elettorale pessima, non perché mancano le preferenze – in questo caso sarebbe stato ancora peggio – ma perché impostata con il proporzionale e non con il maggioritario che seleziona i candidati”. Diotallevi ricorda che l’anno prossimo, in assenza di una nuova legge elettorale, si svolgerà il referendum “anche se la migliore legge è quella per l’elezione del sindaco, a doppio turno”. Il sociologo torna a sottolineare l’importanza dei sistemi elettorali per la scelta più consapevole del cittadino citando quelli in Francia, con il doppio turno, e negli Stati Uniti “con le primarie ‘vere’, non quelle di Prodi o Veltroni, e la scelta finale tra i due candidati”. Per Diotallevi il voto “è un esempio fisiologico di democrazia. Ora chi ha vinto può governare e in pochi giorni si conosceranno i ministri, come avviene in altri Paesi. Poi se la maggioranza non lo fa bene, va a casa: i cittadini hanno scelto così e bisogna rispettare questa indicazione”. Sul ruolo del centro, il sociologo è chiaro: “Gli italiani sono in larghissima maggioranza dei centristi e dimostrano di voler stare al centro” osserva “ma sono i politici centristi che sono fuori del tempo, perché illusi di fare i furbi. Non sottopongono al giudizio dei propri elettori la loro collocazione prima del voto. Non c’è niente di male a fare il negoziato: si può fare come a Roma, dove l’Unione di centro farà la sua scelta. Ma è giusto che l’elettore lo sappia prima”‘. Il sociologo non sembra minimamente preoccupato del cosiddetto rischio extraparlamentare per l’assenza di alcune formazioni politiche. “È un profondo rasserenamento dell’anima” dice Diotallevi “che non ci siano estremisti in Parlamento. Né penso minimamente che Bertinotti e Pecoraro Scanio possano diventare pericolosi. Forse per loro sarà un grande trauma non andare più in tv. Mi preoccuperei più di coloro che prendono ogni mese 800 euro”. Il successo della Lega? “È un partito serissimo che pone chiaramente le questioni” osserva Diotallevi “al contrario di Bertinotti che pone problemi finti”. I grandi sconfitti della consultazione elettorale? “Sono la Banca d’Italia e la Confindustria, che sognavano il Governo di solidarietà nazionale, mentre hanno vinto i cittadini, i veri arbitri del voto”.