A due mesi dalle elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale dell’Umbria, la confusione domina la politica umbra. Il Pd deve ancora decidere chi verrà candidato alla presidenza della Regione: non era mai successo. Il terzo mandato della Lorenzetti appare ormai sfumato; Mauro Agostini, esponente della minoranza, che ha aderito alla mozione Franceschini, si è candidato alle primarie ma non riscuote neanche il consenso compatto del suo schieramento. Da mesi si era capito che il nodo era il terzo mandato della Lorenzetti; anche se, in modo abbastanza ipocrita, in modo generalizzato nelle varie anime del Pd, si affermava che non c’era un problema personale sul nome della Lorenzetti, ma per appoggiare il candidato alla presidenza ci doveva essere una proposta e il cosiddetto progetto. Storie. Sin dalle primarie per l’elezione del segretario regionale – venne eletto Lamberto Bottini dopo una durissima contrapposizione con coloro che appoggiavano Alberto Stramaccioni – era chiara l’impossibilità una candidatura, con un ampio consenso, dell’attuale presidente. Si è continuato, però, per mesi ad aspettare un passo indietro, compiuto da qualcuno, per il superiore interesse del partito e della coalizione. Niente di tutto questo. Chi appoggia la Lorenzetti (la mozione bersaniana che ha la maggioranza, e c’è anche un appello di 27 sindaci che ne chiede la riconferma) ritiene che sia ancora la migliore candidatura possibile per vincere le elezioni, proseguendo il lavoro svolto. D’altra parte (non la minoranza di centrodestra ma l’anima Pd che sostiene Franceschini) ritiene che dieci anni di governo siano più che sufficienti e occorra una discontinuità con il passato e un nuovo progetto per lo sviluppo dell’Umbria con il conseguente ricambio della classe dirigente. È vero che la Lorenzetti ha un curriculum di tutto rispetto (assessore e poi sindaco a Foligno, 13 anni come parlamentare e 10 anni da presidente della Regione). Ci sono anche problemi statutari per il terzo mandato (è arrivato il ricorso contro la sua candidatura alle primarie, senza passare attraverso il placet nazionale). Potrebbe comunque essere giunto il momento di dire: “È arrivato il momento di passare la mano”. A chi? È questo il problema. Agostini, candidato della minoranza, è anch’egli un politico di lungo corso. Già segretario Ds dal 1991 al 1994, è poi stato eletto dal 1994 alla Camera e oggi è al Senato. Da tempo si fanno nomi alternativi per favorire un accordo nel Pd (Renato Locchi, Catiuscia Marini, Giampiero Bocci, Marina Sereni) ma fino a questo momento tutti sono rimasti “nascosti” o hanno mostrato apparente disinteresse. La prossima settimana potrebbe arrivare finalmente la decisione. Mentre il Pd si sfinisce tra enunciazioni di principio, risentimenti personali e ipotesi di accordo, il Pdl è in attesa di decisioni da Roma, quando invece avrebbe potuto approfittare della situazione di marasma nella coalizione di centrosinistra per lanciare con anticipo un suo candidato. I nomi sono sempre quelli: Luisa Todini, Fiammetta Modena, Claudio Ricci, lo stesso coordinatore regionale Luciano Rossi che, se si candidasse alla presidenza della Regione, lascerebbe il suo posto di parlamentare proprio alla Modena, prima dei non eletti. L’impressione è che il Pdl, in Umbria, abbia quasi paura di vincere e che non ci sia quell’accelerazione necessaria per crederci un po’. Anche se i numeri delle elezioni politiche del 2008 sono lì a testimoniare che ci potrebbe essere una vittoria del centrodestra, la prima nella storia della Regione Umbria.
Elezioni: meglio cambiare
POLITICA. Elezioni regionali. Sempre più difficile una Lorenzetti tris, ma il Pd non decide. Neppure il Pdl, se è per questo
AUTORE:
Emilio Querini