A prima vista, un commento a caldo ci induce a pensare che la vittoria della coalizione Berlusconi Bossi Fini, costituita come un patto tra personalità a forte impatto mediatico comunicativo, sia dovuta alla situazione del forte disagio in cui versa la società italiana, gravata da una crisi economica pesante, dall’emergenza rifiuti che fa apparire il nostro un Paese del terzo mondo, dalla fallimentare situazione dell’Alitalia, considerata fiore all’occhiello e bandiera della nazione. E’ venuto subito fuori lo slogan berlusconiano: ‘Amo l’Italia, volo Alitalia’. Bastassero gli slogan! Stiamo a vedere come andrà a finire. Ha vinto chi ha saputo dare fiducia e speranza più di altri, chi è stato più concreto, chi ha saputo focalizzare l’attenzione su questioni gravi come la sicurezza, facendo leva sul diffuso allarme sociale e risultando più severo. Le elezioni si possono commentare da molti punti di vista, come stanno facendo tutti. Noi prendiamo la cosa per la coda: da quelle aggregazioni che sono scomparse dalla rappresentanza parlamentare, le ali estreme, soprattutto coloro che hanno dovuto lasciare la scena per moltissimi anni e con grande enfasi occupata. Non parliamo solo di De Mita, che lascia dopo quarantacinque onorevoli anni di vita parlamentare. Ma facciamo riferimento piuttosto a Bertinotti, che ha rivestito la terza carica dello Stato, ospite sempre invitato, brillante ed inesauribiledelle sedi televisive, che ha trascinato con sé l’Arcobaleno fuori dell’orizzonte politico. La formazione da lui capeggiata era un cocktail di comunisti duri e puri, comunisti riformati e verdi ambientalisti. Il collante di questa aggregazione era infatti un miscuglio di comunismo nostalgico, radicalismo sociale e di quello che Marco Tarquinio, su Avvenire, ha chiamato lo ‘zapaterismo etico-sociale’. Consiste nel tentativo di cambiare i connotati della famiglia naturale come si è affermata nei millenni, fino al punto da abolire i termini di madre e padre nei documenti ufficiali e di aprire varchi verso il superamento dei confini della bioetica. Ebbene, tutto questo non avrà più il forte richiamo che ha voluto esercitare nei due anni di Prodi, danneggiando e portando alla rovina chi aveva loro dato un potere e un piedistallo. Di questa liberazione, anche se il giornale Liberazione non lo scriverà, sono contenti quasi tutti gli italiani e soprattutto i cattolici. Questi certamente non hanno guardato bene l’Arcobaleno e neppure il socialisti di Boselli, ossessivamente anticlericale ed hanno preso una certa distanza anche dal partito democratico a causa, oltre tutto, della presenza dei 9 radicali presenti nelle liste. A proposito, questi come hanno votato? Presumibilmente, i voti dei cattolici si sono disseminati ovunque, tranne le esclusioni dette. È un dato ormai risaputo che non c’è un partito cattolico e quindi un voto cattolico; perciò siamo nella condizione della diaspora inter-partitica. Le autorità ecclesiastiche non si sono dichiarate prima del voto e non hanno commentato dopo. La Chiesa è preoccupata della ricerca del bene comune, il rispetto dei valori fondamentali della società che sono la vita, la famiglia, la dignità della persona, la solidarietà tra i ceti ricchi e poveri. Benedetto XVI ha appena ricordato queste idee nel primo discorso di saluto rivolto al presidente Bush e ai cittadini americani nella sua visita negli Usa: ‘Una democrazia senza valori può perdere la sua stessa anima’.
Elezioni. Chi è fuori e chi è dentro
AUTORE:
Elio Bromuri