Che l’Umbria sia una regione in grande difficoltà per la ripresa economica e di lavoro, lo hanno ben spiegato le analisi economiche condotte da diversi istituti di ricerca, non ultimo la Banca d’Italia, e ne abbiamo dato conto anche in queste pagine. Ma la domanda che le famiglie si fanno, per i loro adulti messi fuori dal mercato del lavoro o per i loro giovani che in quel mercato faticano ad entrare (tanto che c’è chi sceglie di emigrare), è se e come si possa uscire dalla crisi. Ne parliamo con l’economista Pierluigi Grasselli, direttore dell’Osservatorio delle povertà della Caritas di Perugia.
L’Umbria ce la farà a cambiare marcia?
“La crisi ha segnato profondamente il tessuto dell’economia e della società umbra, con una perdita netta di attività produttive. Avviare decisamente un’inversione di tendenza non dipende solo dal livello regionale, e comunque è molto impegnativo, richiedendo una diffusa e determinata volontà e capacità di cambiamento, di adattamento all’impetuosa, rapida, ininterrotta e pervasiva innovazione tecnologica. Ciò esige di impiegare buona parte delle risorse disponibili in questa direzione, per ricomporre un ordine diverso, anche profondamente, da quello precedente, seguendo una molteplicità di vie, in parte nuove, o poco battute in precedenza, che spesso non consentono di ricostituire le vecchie certezze”.
Vede segnali di cambiamento, di ripartenza, nella realtà produttiva regionale?
“Sono molteplici anche in Umbria le manifestazioni di un mondo in vivace trasformazione. Si pensi al brulichìo di iniziative di ‘Fa’ la cosa giusta’, la fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili tenutasi in ottobre a Bastia. Alla nascita presso Confindustria Umbria del primoDigital Innovation Hub per accompagnare i processi di ammodernamento industriale previsti dal piano nazionale Industria 4.0.
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