E l’Umbria riscoprì il bianco

Intensissima la nevicata che ha sepolto l'Umbria nord-orientale sotto una spessa coltre bianca. Non avveniva dal 1963

A spasso col gatto delle nevi fra Gubbio e Cagli. A fare spese in sci da fondo lungo il Pian di Gualdo. Fantascienza? Realtà. È quanto accaduto in questi giorni in un’ampia fetta dell’Umbria, fra Pietralunga e Gubbio, fra Scheggia e Gualdo Tadino, oltre che in Valnerina. Una nevicata che riporta la memoria indietro di molti anni. Raggiunti spessori record nell’eugubino: nelle frazioni montane della Serra di Burano, numerosi casolari sono rimasti isolati per giorni a causa di cumuli di neve alti fino a tre metri. Grave la situazione a Scheggia, rimasta isolata dalle sue frazioni occidentali fino a domenica; seri problemi anche a Costacciaro, molte delle cui frazioni sono state raggiunte solamente lunedì 31; completamente bloccata la Flaminia, a causa di enormi cumuli di neve in località Villa col de’ Canali e Purello; sepolto da un metro e mezzo di neve il centro storico di Fossato di Vico. Insolitamente grave la situazione nel territorio di Gualdo Tadino, dove i quasi due metri di neve caduti hanno quasi raggiunto il record stabilito nel lontano 1963 e polverizzato quelli del 1985 e del 1996. Lo spessore accumulato va dal metro abbondante del fondovalle e della zona industriale, rimasta del tutto inagibile per alcuni giorni, fino ai tre di alcuni punti della zona pedemontana, ad esempio nelle frazioni gualdesi di Palazzo Mancinelli, Vaccara, Roveto, Corcia e Boschetto, dove sono dovute intervenire le turbine della provincia per liberare i residenti, rimasti isolati. È stato questo il motivo per cui, in attesa delle ruspe, molti abitanti delle zone appenniniche hanno reintrodotto la tradizione della ‘rotta’, con squadre spontanee di spalatori a scavare passaggi per le vie, a forza di pala, con la neve fino alle spalle. ‘Non è come nel 1956, ma poco ci manca’ osservano molti anziani, che ci mostrano su di un muro i livelli raggiunti dalle grandi nevicate del secolo scorso, prima fra tutte quella del 1929. Uno ci indica anche la finestra del terzo piano da cui fu gettato, per uscire di casa, nel 1929. ‘Ma quelli erano altri tempi’. Sarà, ma in alcuni casi, come sabato 29 gennaio, solo una decina di spalatori (e non le ruspe) sono riusciti a raggiungere un’anziana di Palazzo Mancinelli, che si era sentita male in casa, e a portarla all’ospedale. In molte altre frazioni si è dovuti intervenire con ogni mezzo per portare soccorso alle bestie nelle fattorie sepolte dalla neve e cibo agli infreddoliti abitanti. In alcuni casi si sono raggiunte farmacie e negozi solo con gli sci da fondo. Fortunatamente, grazie a provvidenziali lavori di sistemazione delle reti elettriche successivamente al sisma del ’97, non si è avuto il tanto temuto black out, che ha messo in ginocchio altre zone d’Italia flagellate dalla neve. Scuole chiuse per una settimana a Gubbio e in tutta la fascia da Scheggia a Gualdo Tadino ‘ non avveniva da vent’anni ‘ ed addirittura per otto giorni a Sigillo. Problemi persino per le messe domenicali in alcune frazioni, a causa di alcuni parroci isolati nelle canoniche. Stessa cosa per molti uffici pubblici ed esercizi commerciali: troppa la neve accumulata nelle strade, persino per aprire le porte o le saracinesche. Ora il problema sarà quello di far defluire nella maniera più indolore possibile la grande quantità di acqua di fusione, al momento del disgelo. Effetto ‘Stau’: un fenomeno bizzarroSi chiama ‘effetto Stau’ ed è il bizzarro fenomeno per cui, mentre a Perugia splende il sole o, al massimo cade una spruzzata di neve, lungo le coste adriatiche e l’Appennino umbro-marchigiano cadono due metri di neve. È avvenuta in questo modo la più intensa ed abbondante nevicata degli ultimi 40 anni sulla fascia che da Scheggia giunge a Gualdo Tadino: 190 cm di neve accumulata, corrispondente a 170 mm di precipitazione liquida, ben 156 ore di temperature inferiori allo zero, venti fino a 76 km/h. Era dal 1963 che non cadeva così tanta neve e in così poco tempo. Una tormenta senza fine, iniziata nelle prime ore del mattino di martedì 25 e proseguita, con una breve pausa giovedì 27, fino a domenica 30. Enormi gli accumuli sui pendii sottovento, da cui si sono staccate anche alcune slavine, due delle quali hanno interrotto, domenica 30, la statale 76 fra Fossato di Vico e Fabriano; strada rimasta chiusa a lungo per rischio valanghe ‘ evento che non si verificava dal 1929. E sempre a Fossato di Vico ben due treni sono rimasti bloccati per ore a causa della neve alta più di un metro e mezzo che intasava i binari. Eventi, questi, che, al di là dei sensazionalismi, riportano subito alla grande nevicata del 1956.

AUTORE: Pierluigi Gioia