Da ventiquattro anni sono in pensione dalla scuola, e oggi, alla mia veneranda età, mi ritrovo a fare il professorino, e ad infilzare tesi come salsicce, una dopo l’altra. Ma stavolta c’è in gioco qualcosa di ‘ decisivo.Rispondendo alla domanda se per un Cristiano vivere bene accanto a un soggetto gravemente handicappato è possibile, affermavo che non solo è possibile, ma doveroso. E avanzavo una prima tesi: quando di mezzo c’è una persona, il relativo diventa assoluto. Adesso avanzo la seconda: il verbo che va quotidianamente coniugato quando si vive con un disabile grave (il verbo Custodire) senza la luce della fede rischia di connotare un’operazione ingiusta e crudele, la luce della fede, invece, apre’lo zoom su ‘ tutt’altra cosa. Se la vita è tutta qui, hanno ragione le politiche custodialiste che tanto spesso vengono proposte (ovviamente sotto mentite spoglie ) dai nostri politici. Non lo dicono (perché ‘on sta bene), ma lo pensano. Secondo loro, e secondo l’opinione pubblica dominante, tutti meritano di essere ‘promossi’, ‘spinti in avanti’; i disabili no, i disabili basta ‘custodirli’. In attesa della morte: per la loro vita, infatti, non c’è niente da aspettare, tranne la Commare Secca. Diceva Giggibbielle, bracciante Doc a sua figlia ventenne, gravemente colpita dalla polio: ‘Figlia mia, un piatto di minestra ce l’hai ‘ : cosa vuoi di più dalla vita?’. E lo diceva con affetto. Giusto. ‘ Se la vita è tutta qui, i disabili, gli emarginati, sono un peso: bene che vada possono esser tollerati, con un po’ di sforzo in più possono essere addirittura amati e valorizzati (nei giorni festivi). Se la vita invece è quella che propone la visione cristiana del mondo, se la connotazione della vita come essenzialmente fetale non è la filiale proposta stravagante di una suorina impazzita, ma la tesi centrale dell’antropologia cristiana, se non è un piccolo éscamotage per aggirare il problema, se è Vera com’è Vera, con la maiuscola, allora custodire i deboli, farli crescere nel rispetto della loro debolezza, applaudire ogni loro minimo passo in avanti, allora ‘ siamo al top della risposta al comando dell’inizio, quando ci venne chiesto: ‘Crescete, moltiplicatevi e Custodite il mondo’. ‘Custodire’, non ‘dominare’. ‘Dominio’ è parola estranea al lessico cristiano. Custodire, accogliere. Farsene carico, in attesa del Momento della Verità, che verrà in ogni caso. Allora ‘ i disabili e gli emarginati non sono un peso, non ci può ridurre a tollerarli, vanno non solo amati e valorizzati anche nei giorni feriali, ma vanno assunti come maestri di vita. L’altra sera Franchino ha fatto un altro enorme passo in avanti. Sapendo con quanta facilità mi perdo le cose, mi ha gridato, mentre uscivo dalla sala da pranzo, dimenticando su di una sedia il mio indumento autunnale,. ‘Il giacchetto, testa di rapa!’ A parte quello scampolo di ‘ riguardo grazie al quale, tra le tante ‘teste’ presenti sul mercato delle parole, Franco ha scelto la meno offensiva, ma ‘ : ma che volete di più dalla vita?
È la custodia giusta
Abatjour
AUTORE:
a cura di Angelo M. Fanucci