Mons. Chiaretti: la riscoperta e la comprensione delle nostre radici è essenziale per acquisire consapevolezza della identità della nostra comunità cristiana”La chiesa di Perugia nel primo millennio” è stato il tema del convegno che si è tenuto a Perugia dal 1 al 3 aprile, promosso dall’archidiocesi di Perugia-Città della Pieve e da due autorevoli istituzioni culturali, la Deputazione di Storia Patria per l’Umbria e la Fondazione Centro italiano di Studi sull’Alto Medioevo, ai quali si deve il contributo degli oltre venti autorevoli studiosi della materia che si sono avvicendati nelle tre giornate di lavori. Un evento definito importantissimo nell’ambito degli studi storici, perché per la prima volta tanti tasselli di storia del primo millennio della cristianità in Umbria vengono ricomposti in modo da poter contribuire, insieme a nuove scoperte archeologiche, ad una lettura scientifica più accurata e documentata del primo millennio di storia della Chiesa perugina. Il convegno si è tenuto presso la sala del Dottorato delle Logge della cattedrale di San Lorenzo, complesso architettonico oggetto in questi ultimi anni di importanti scavi archeologici tuttora in corso nell’area sottostante la sacrestia e il chiostro superiore, fondamentali per una ricostruzione storica delle origini della comunità cristiana locale. “La riscoperta e la comprensione delle nostre radici sono strumenti essenziali per acquisire la consapevolezza della nostra stessa identità – ha affermato l’arcivescovo mons. Chiaretti -, un’esigenza indispensabile in un’epoca storica in cui prevalgono tendenze centripete verso una omologazione globale”. Il convegno, avviato con una riflessione di mons. Cosimo Damiano Fonseca, accademico dei Lincei, sull’opera di Francesco Lanzoni, autore nel 1923 del primo studio di storia delle istituzioni ecclesiastiche italiane, si è snodato in tre sessioni incentrate rispettivamente sulle fonti scritte (documenti letterari e giuridici riguardanti la diocesi di Perugia), sulle fonti archeologiche (epigrafi, sculture, complessi episcopali, compresi gli importanti recenti rinvenimenti sotto la cattedrale perugina) e infine sui dati storici relativi al territorio della diocesi, all’attività dei vescovi e alle loro competenze non solo pastorali ma anche civili. Nonostante la scarsezza di documenti, il merito del convegno è stato quello di mettere sul tappeto tutte le informazioni disponibili e di trarne il maggior numero possibile di conoscenze. Qualche esempio: tra i primi vescovi acquista risalto Ercolano, mentre Costanzo non esce dall’ombra; molto significativa è l’incidenza del periodo bizantino di Perugia (552-774); a questa fase risale l’assetto particolare del territorio perugino e l’organizzazione per pievi della cura d’anime. Ma non sono mancate novità importanti. La prima è l’individuazione di fonti attendibili che indicherebbero nella via Amerina un fulcro importante della cristianizzazione in Umbria e dunque un punto di contatto con la Tuscia e l’alto Lazio; ciò costituisce una novità rispetto alla tradizione degli studi storici incentrati sulla via Flaminia e conseguentemente sul diretto rapporto tra la cristianità umbra e la Chiesa di Roma. La seconda è l’attenzione rivolta alla ricostruzione meticolosa dell’evoluzione geografica della diocesi di Perugia, con particolare attenzione alla mutazione dei confini con la contigua diocesi di Arna (oggi Civitella d’Arna). La terza riguarda invece gli studi inediti su un codice fino ad oggi sconosciuto, conservato attualmente a Toledo, in cui sarebbe ricostruita in modo molto dettagliato la storia di Perugia dalla fine del primo millennio sino al XIV secolo. “Non di vere e proprie conclusioni si può parlare – ha affermato l’arcivescovo mons. Giuseppe Chiaretti -, ma di nuove ed importanti piste di studio e di preziosi incentivi a nuove ricerche archeologiche per far luce sulle nostre origini e dare ulteriore spessore alla nostra identità”.
E il Vangelo arrivò dalla Tuscia
Studiosi alla ricerca della storia della Chiesa di Perugia nel primo millennio
AUTORE:
Giulio Lizzi