È il Logos l’ipotesi migliore

Il cammino del Progetto culturale si collega strettamente alla novità, non soltanto metodologica, che il Convegno di Verona ha proposto e che consiste nell’articolazione in cinque ambiti di esercizio della testimonianza’. Lo ha detto il card. Camillo Ruini, presidente uscente della Cei, nella prolusione in apertura dell’VIII forum del Progetto culturale che aveva per tema ‘La ragione, le scienze e il futuro delle civiltà’ (Roma, 2-3 marzo). Questa novità, ha aggiunto, ‘non solo adatta la pastorale all’attuale contesto socioculturale, ma corrisponde all’indole profonda dell’esperienza cristiana, caratterizzata da un’attenzione primaria alla persona e alla sua concreta situazione di vita, con i rapporti, gli affetti, gli interessi, i problemi, le attese che la configurano’. Un nuovo orizzonte. Per il card. Ruini il Progetto culturale ha ricevuto da Verona ‘un più preciso orizzonte: dopo l’emergere della questione antropologica, il grande tema della verità, bellezza e vivibilità del cristianesimo, da pensare, vivere e proporre nelle condizioni di oggi e di domani, specialmente in rapporto alla ragione e ai codici etici dell’Occidente neoilluminista, che tenta di universalizzare il suo secolarismo’. Questo è ‘il grande obiettivo della testimonianza e della missione cristiana nel pontificato di Benedetto XVI’. In riferimento, poi, al discorso del Papa a Regensburg e a un recente articolo del filosofo Habermas che criticava la posizione assunta dal Santo Padre in quell’occasione perché, a suo dire ‘avrebbe dato una piega sorprendentemente antimoderna al dibattito su ellenizzazione o deellenizzazione del cristianesimo’, il card. Ruini ha chiarito alcuni punti: ‘Si deve anzitutto precisare che in Dio lÈgos e agÈpe, ragione-parola e amore, si identificano’, ma il Papa ‘non si limita a questo’. ‘Il Dio della Bibbia supera infatti radicalmente ciò che i filosofi avevano pensato di Lui’, eppure ‘non è una realtà a noi inaccessibile’, ma, al contrario, ‘il Dio biblico ama l’uomo e per questo entra nella nostra storia’. Questione pratica. Ruini, dopo aver ricordato come Habermas concepisca l’alleanza ‘tra ragione secolarizzata e illuminata e ragione teologica’ in modo sbilanciato a vantaggio della prima, ha chiarito la prospettiva del Papa: egli ‘mostra che la razionalità non può essere spiegata con l’irrazionale, e che il soggetto umano non può essere ricondotto ad un oggetto né conosciuto adeguatamente attraverso i modi e i metodi con cui si conoscono gli oggetti’. Benedetto XVI è, però, pienamente consapevole che anche sul piano filosofico il LÈgos creatore ‘rimane l’ipotesi migliore, un’ipotesi che esige da parte dell’uomo e della sua ragione di rinunciare a una posizione di dominio e di rischiare quella dell’ascolto umile’. Nell’attuale clima culturale, ha detto il cardinale, ‘l’uomo con le sue sole forze non riesce a fare completamente propria questa ipotesi migliore’, prescindendo da Dio e dall’etica. Soltanto la rivelazione ‘ci rende davvero capaci di superare questa penombra’. Per cui l’atteggiamento più diffuso oggi tra i non credenti non è propriamente l’ateismo, ma ‘l’agnosticismo, che sospende il giudizio riguardo a Dio in quanto razionalmente non conoscibile’. Ma, per Ratzinger, l’agnosticismo ‘è un programma non realizzabile per la vita umana’ perché ‘la questione di Dio non è soltanto teorica ma eminentemente pratica, ha conseguenze cioè in tutti gli ambiti della vita’. Cammino ulteriore. Ruini ha infine proposto una riflessione personale: è necessario correggere ‘la scelta compiuta da Kant’, per il quale ‘non è la nostra conoscenza a doversi regolare sugli oggetti, ma al contrario gli oggetti sulla conoscenza’. Ciò in forza della ‘corrispondenza tra la matematica, creazione della nostra intelligenza, e le strutture reali del mondo fisico, corrispondenza che è continuamente verificata dai successi delle scienze e delle tecnologie e che implica una conoscibilità di fondo – per quanto imperfetta e sempre in progresso – del reale da parte della nostra intelligenza’. Perciò, si ripropone inevitabilmente ‘la domanda sull’origine di tale corrispondenza e quindi sulla ipotesi dell’Intelligenza creatrice, ossia di Dio’. Questo superamento di Kant non è un rifiuto degli ‘sviluppi della cultura degli ultimi due secoli’, ma serve ‘a propiziare il cammino ulteriore che sta davanti a noi’, adottando, come ha detto il Papa a Verona, un ‘taglio coraggioso che diviene maturazione e risanamento’, ‘che non esclude affatto, ma al contrario garantisce e favorisce l’accoglienza e lo sviluppo dei loro valori autentici’ delle culture.