Sanità, sanità e ancora sanità; ma forse sarebbe più esatto parlare di malasanità, anche se si tratta di un termine ormai abusato. Sta quasi tutto qua il “bubbone” che mina alle radici la possibilità che l’Umbria riesca a tenersi in piedi sulle proprie gambe allorché, solo tra qualche anno, verranno a mancare le stampelle di uno Stato e di una Unione europea, arraffoni e pressappochisti quanto si vuole ma decisi per far marciare un carrozzone antiquato ed organizzativamente arrugginito. Tutto questo, naturalmente, senza entrare nel merito delle professionalità, che pure in buona parte esistono e che spesso sono costrette a “marciare” sotto il peso di problematiche negative che sovrastano. La nuova Presidente della regione appare piena di buona volontà ma l’impresa di raddrizzare la barca potrebbe (e naturalmente nessuno se lo augura) rivelarsi superiore alle sue forze se non fosse possibile superare gli ostacoli e resistenze che alzano steccati dentro e fuori gli ambiti dei “pianeti” della politica e della sanità. Sono in molti, a questo punto, a domandarsi se basterà, a correggere la rotta, la manovra annunciata dalla Lorenzetti a palazzo Cesaroni nel contesto della presentazione del Dap (Documento annuale di programmazione). Potrebbe anche bastare a patto che si verifichino alcuni eventi condizionanti. Prima di tutto che la Presidente abbia fatto bene i conti con l’Unione europea della quale, secondo le previsioni, dovrebbero essere trasferiti nelle casse regionali circa 8.000 miliardi in quattro anni. In secondo luogo che si riesca a porre sotto ferreo controllo ed a ridimensionare drasticamente la complessiva spesa gestionale ricorrendo, eventualmente a tagli necessariamente impietosi. In terza istanza che si riesca a non dare eccessivo ascolto alle sirene hobbistiche e localistiche ed a certi richiami della “ragione di Stato”. L’operazione risanamento ha un valore totalizzante e rappresenta, per l’Umbria, un obiettivo strategico assoluto, tenuto conto che l’impegno di risorse per il settore rappresenta, dichiaratamente, il 75% (e forse più) del totale delle disponibilità regionali e, così com’è, lascia modesti spazi di manovra alla promozione di altri settori, anche di assoluto rilievo per l’equilibrio economico e sociale dell’Umbria. Tra i tagli dolorosi che la Regione sarà costretta a fare si parla del ridimensionamento di talune strutture ospedaliere, eventualità che sta già ponendo in fibrillazione le popolazioni interessate. E non si può sottacere neppure quanto dichiarato recentemente da Salvatore Sfrecola in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario della sezione giurisdizionale della Corte dei conti. Nel contesto di quella relazione il presidente Sfrecola, in tema di sanità, non ha mancato di sottolineare che “…ricco è il capitolo della malagestione, soprattutto in materia di incarichi di progettazione ed esecuzione di opere pubbliche, di gestione del settore sanitario nel quale le inefficienze e gli sprechi vanno a colpire i cittadini che hanno più bisogno di solidarietà. E sono sempre tanti, troppi, gli accertamenti istruttori concernenti risarcimenti corrisposti da aziende sanitarie ed ospedaliere a pazienti in conseguenza di pratiche chirurgiche e terapeutiche che avrebbero causato colposamente gravi danni e perfino la morte…”.
Durissime accuse del presidente della Corte dei Conti Sfrecola
AUTORE:
Giancarlo Scoccia