L’arcivescovo di Spoleto – Norcia, nella sua visita in Romania, a Bucarest, per l’accensione della Fiaccola benedettina, ha svolto un’ampia relazione sulle radici cristiane d’Europa. Non potendo per ragioni di spazio riportare l’intero testo (che si potrà leggere sul sito internet www.arcidiocesidispoletonorcia.it), ne diamo una breve sintesi e il punto conclusivo. Il discorso di mons. Riccardo Fontana parte dalla storia del nome ‘Europa’ confrontato con ‘christianitas’ nell’ambito della civiltà medievale. In questo periodo di tempo tre erano i pilastri che avevano sorretto la costruzione del continente europeo: la Chiesa, l’Impero e le Università. L’apporto culturale della Chiesa è dovuto in gran parte all’opera dell’Ordine di san Benedetto: ‘Con paziente ed efficace cura, fin dal suo sorgere, aveva copiato e conservato, con le Sacre Scritture, i codici del sapere antico, riscattandoli dall’incuria del tempo e diffondendoli in copia nella sempre più articolata rete di monasteri fondati in tutta Europa’. Ma la presenza benedettina non si è limitata a questo compito di conservazione e trasmissione di cultura: con la Regola ha svolto un poderoso influsso sulla vita delle comunità monastiche e sociali. Prendendo ad esempio l’Umbria, mons. Fontana afferma che dei 92 Comuni oggi esistenti in regione almeno 56 possono vantare testimonianze della presenza benedettina, di cui rimangono ancora segni evidenti ed illustri, tra tutti eremi, monasteri e abbazie. Su queste radici si erge progressivamente, e non senza tensioni e contraddizioni, la costruzione europea, della cui matrice cristiana e benedettina sono stati interpreti e difensori Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Di questo Pontefice mons. Fontana espone sinteticamente il pensiero, per concludere con un’illustrazione dell’originale iniziativa intrapresa da alcuni anni, denominata ‘Fiaccola benedettina Pro pace et europa una’. Di questa parte riportiamo il testo. La Fiaccola benedettina della pace è un’iniziativa che precede ogni anno la celebrazione della festa di san Benedetto nei luoghi dove egli visse, ma anche ripercorrendo le vie della antica evangelizzazione monastica, sia d’Oriente che d’Occidente, portando una proposta di pace e di fraternità, nel segno della millenaria tradizione di fede e di cultura. Dove i figli di Benedetto, lungo il corso della storia, andarono a portare il loro prezioso contributo di animatori di civiltà, torna di anno in anno la Delegazione benedettina per incontrarsi con significative istanze civili (presidenze dei Parlamenti, alte istituzioni statali, personalità particolarmente significative, ecc.). La Fiaccola pro pace va anche in pellegrinaggio nei più insigni luoghi dove il monachesimo ha espresso il suo fondamentale apporto alle Chiese sorelle dell’Oriente cristiano, quasi un’ideale visita del nostro patriarca san Benedetto ai grandi santi della tradizione orientale. La Delegazione umbra ha sempre fatto visita anche al più alto livello della Chiesa nel Paese dove si reca. In un luogo di particolare significato, concordato con le autorità religiose del luogo, viene accesa la fiaccola, che poi è portata dal Papa a Roma, prima di proseguire per i luoghi storici del monachesimo, fino a Norcia, città natale di san Benedetto. Con la lettera apostolica Pacis nuntius san Benedetto da Norcia veniva proclamato ‘totius Europae principalis apud Deum caelestis Patronus’, patrono principale dell’Europa. Paolo VI promosse l’iniziativa nel 1975; l’attuale Pontefice ha manifestato il proprio interesse per l’iniziativa, incoraggiando a valorizzare la tradizione monastica per incrementare vincoli di pace con l’Oriente cristiano. Fino all’Anno santo il percorso è rimasto in Europa: poi si è andati negli Stati Uniti, per ringraziare i monaci di St. Meinrad per aver inviato una comunità monastica a Norcia, presso la casa natale dei santi Benedetto e Scolastica, ‘ad incunabula Sanctorum Geminum’, come usualmente si dice qua, e per esprimere solidarietà con quel popolo, dopo l’11 settembre. Nel 2003 la Delegazione è andata a New Norcia, nell’Australia occidentale, dove la presenza benedettina segnò l’avvio della civilizzazione di quell’immenso territorio e dove trovammo una fortissima consapevolezza del ruolo avuto dai monaci e insperata, festosa accoglienza popolare. In occasione del Giubileo visitammo la Macedonia, allora coinvolta dalle migrazioni del Kosovo e a forte rischio di guerra. Fummo ricevuti molto fraternamente dai Metropoliti orientali di quel Paese e ci parve di vedere significativi frutti dell’iniziativa, anche presso i politici. Nei difficili frangenti in cui si sono trovate le comunità cristiane in Terra Santa nel 2004 ci è sembrato un atto di doverosa presenza andare a venerare, con i luoghi santificati dalla presenza del Signore, la Chiesa Madre in Palestina, così tristemente provata. L’anno successivo eravamo a Mosca, pellegrini sulla tomba di san Sergio, dove fummo ricevuti con ogni considerazione. Sua santità il Patriarca Alessio II si compiacque di inviare una delegazione di dignitari eccelsiastici a Norcia, per partecipare ai festeggiamenti. Da allora è nato un rapporto di fraternità tra le Chiese.Lo scorso anno, infine, siamo andati nei luoghi santi della Chiesa georgiana e di santa Nino, e nel nome di san Benedetto si sono aperte varie e delicate istanze del monachesimo georgiano’.
Dovunque riluce Benedetto
Le tappe percorse dalla Fiaccola della pace in oltre trent'anni testimoniano l'universalità del carisma di san Benedetto, non solo in Europa
AUTORE:
Riccardo Fontana