Dopo Lourdes una nuova linfa per la pastorale diocesana

Il pellegrinaggio deve suscitare una costante ispirazione di vita cristiana

L’Umbria ha raggiuntola “bianca signora dei Pirenei” Per vedere il “miracolo di Lourdes” bisogna guardare gli occhi dei malati, dei nostri malati umbri che non hanno esitato ad affrontare un lungo viaggio in treno, difficoltoso specie per loro, e quest’anno non impeccabile a causa di vari disguidi negli orari e nelle strutture a disposizione. Disagi crescenti lungo il percorso, le cui colpe “bonariamente” potremmo attribuirle al caldo torrido di fine giugno, affrontati per andare incontro alla speranza della Madonna di Lourdes. Sono quegli occhi che a Lourdes ti colpiscono perchè pieni di una nuova luce, di fede vivida, di speranza immensa. Sono le tantissime carrozzelle e i risciò per il trasporto dei non deambulanti che colpiscono in senso positivo senza però suscitare pietismo, ma solo commozione, ammirazione e solidarietà e che uniscono in una sorta di abbraccio totale a questa luce che è la speranza della fede, della preghiera forte ed incessante, dell’amore. E la preghiera risuona forte e presente in ogni momento della giornata dalle voci forti o sommesse di ogni pellegrino. Il primo “miracolo” è stato quello riservatoci dal tempo, e forse sarà banale, che nel giro di poche ore si è tramutato da caldo torrido italiano a piacevole nuvolosità pireneica. Ma il miracolo di Lourdes si ripete per ogni pellegrino nel toccare la terra di questo piccolo paese francese ai piedi dei Pirenei. Il miracolo è quello della sensazione di serenità e tranquillità che si respira al di là delle gravi sofferenze che ti passano accanto, non perchè a questo si possa rimanere indifferenti, ma perché è l’elemento naturale di un luogo dove si viene per pregare, sperare, amare e condividere. Forte è risuonato in questi giorni, sia prima del pellegrinaggio che nelle celebrazioni ed incontri di catechesi, l’invito del vescovo mons. Paglia a farsi prossimo dei più bisognosi, ad amare, ad essere uomini e donne, pellegrini di pace, quella preghiera per la pace che dall’Umbria ha raggiunto Lourdes ai piedi della “bianca signora dei Pirenei”, perché cessino nel mondo odi, guerre e violenze, una preghiera speciale perché il mondo intero deponga le armi. “Questo pellegrinaggio è una grande risorsa di forze spirituali, che possono implorare ciò che è necessario per tutti: la pace nel mondo” ha detto mons. Paglia alla partenza. Alla fine sarà un cuore diverso che potrà rendere possibile questo “miracolo” in cui tutti si sentano fratelli e testimoni di pace. Un esortazione a “essere una Chiesa unita in Umbria, come nel mondo, per testimoniare la forza del Vangelo. Questi due treni di preghiera sono per noi come una grande domanda. I malati di tutta l’umbria rivolgono all’Unitalsi, alle nostre diocesi, a ciascuno di noi, una grande domanda d’amore, la loro voce è come giunta al nostro cuore perché sgorghi una nuova fontana di amore e di misericordia – ha detto mons. Paglia -. Non possiamo tornare indietro senza aver iniziato a compiere in noi il miracolo di una fonte di amore che sgorga dai nostri cuori. Rimettendo al centro della nostra attenzione i malati sarà il segno che è cominciata a sgorgare una fonte che fa miracoli. Il signore ci ha chiamato tutti non ad essere uomini e donne banali ma a essere solidali per compiere ‘miracoli'”. Elisabetta LomoroSiamo tornati a Terni nel mezzo di un giorno assolato e caldo come quello della partenza, stanchi e stressati dopo un viaggio di 22 ore nel medesimo treno dell’andata senza (o quasi) aria condizionata e con due lunghe fermate (a Ventimiglia e a Orte) inspiegabili per noi pellegrini. Ma, di colpo, scesi dal treno i disagi del viaggio sono come spariti e rimaneva il ricordo dolce e positivo della permanenza a Lourdes. In quel momento ho anche capito perché tanti ritornano più volte a Lourdes. Rimane infatti il richiamo di un “luogo” tutto “religioso”, del luogo in cui la Regina del Cielo è tornata in terra per manifestarsi a Bernadette come la Immacolata Concezione. Un luogo allora ignoto e sperduto, povero e lontano ed oggi invece visitato da milioni di persone di ogni parte del mondo, con la prevalenza assoluta di malati e disabili, come già scritto in precedenza. Ma da questo pellegrinaggio di 450 ternani, narnesi e amerini (insieme agli altri 900 di altre parti dell’Umbria) cosa scaturisce a beneficio non solo dei partecipanti ma della intera comunità diocesana? Le celebrazioni liturgiche, la catechesi del Vescovo, la preghiera quasi incessante, le meditazioni personali portano ad un’unica grande consolazione: è la preghiera il fondamentale servizio che i credenti possono dare all’umanità intera una preghiera vitale, concreta, vissuta. La preghiera è riconoscimento dell’Onnipotenza e dell’amore del Padre ed insistente richiesta della sua opera per la conversione dei cuori e quindi per il destino dell’umanità. Preghiera è, da parte di chi prega, assumere in pieno le categorie del vangelo ed operare di conseguenza. Iddio si serve degli uomini e con la preghiera si diventa docili e intelligenti, attuatori della sua volontà, capaci di operare come lui vuole che operiamo. E allora trasformeremo il mondo, il nostro mondo, cioè la porzione di umanità che vive ed opera nel territorio della diocesi. I credenti in Cristo, se veramente oranti, saranno operatori di pace in tutti gli ambienti, operatori di bene in ogni condizione, solidali con tutti specie con i più deboli, i più bisognosi, i più soli. Si tratta in sostanza di rendere più spirituali, e quindi più operose, le nostre comunità parrocchiali, di partecipare di più alla vita delle associazioni e in genere delle strutture di pastorale operanti in diocesi, di fare migliore e maggiore evangelizzazione e servizio di carità. E allora il pellegrinaggio non sarà stato fine a se stesso ma avrà generato vivace stile pastorale in ogni parrocchia della diocesi. Lourdes cioè non sarà più solo un luogo lontano al quale tornare più volte con una sorta di nostalgia crescente ma una costante ispirazione di vita che si rende manifesta in preghiere e in opere, davanti a tutti gli uomini e le donne che si incontrano nelle nostre strade.

AUTORE: Nicola Molè