Dopo la piazza, ora tocca ai politici

Family Day. Commenti e opinioni raccolti in viaggio sul treno dall'Umbria a Roma

Il Family Day è stato un successo. I numeri lo dicono, senza ombra di dubbio. Dopo che le famiglie cattoliche – ma non solo – hanno detto chiaramente la loro, la palla torna adesso ai politici, in primo luogo al Governo Prodi. La Voce ha accompagnato parte dei 4 mila umbri che si sono recati, sabato scorso, a piazza San Giovanni. Ora è importante non dimenticare una manifestazione imponente come quella di Roma, perché le idee, le speranze e le richieste delle famiglie restano in piedi. Tutte. Il ‘milione’ di piazza San Giovanni deve essere presto monetizzato in più asili nido, più aiuti alle giovani coppie, in lavoro meno precario e più tutelato, nonché meno tasse per le famiglie numerose. Quelle che seguono sono le testimonianze di alcuni umbri che, sabato scorso, si sono recati con le loro famiglie in treno verso Roma. Con tre figli e moglie al seguito, Ferdinando Rosati di Foligno, ha poco più di cinquant’anni. ‘La famiglia – afferma – è il primo nucleo della società, da qui è nato tutto il mondo. Che si sia sposati in chiesa o in Comune, si è famiglie ugualmente importanti per il benessere della nazione. Le coppie di fatto? È lo Stato che deve regolare i loro rapporti, ma secondo il Codice civile perché i Dico sono un’assurdità. I gay? Ci sono dei politici che sono chiaramente a caccia dei loro voti. Ed è quella politica che vuole creare una società di single, per indebolirci tutti’. Silvia Pangolino e Luciano Ilardi sono di Assisi. Una coppia giovane che dice di manifestare per una istituzione messa ‘troppo da parte’. ‘Le poche nascite – dichiara la signora Silvia – sono il frutto di una politica che non ha aiutato la famiglia. I giovani sono titubanti nel farsi una famiglia, con le poche certezze sociali a disposizione non trovano il coraggio per fare il primo passo. E i politici che fanno? Pensano di legalizzare tipi di convivenza diversi dalla famiglia tradizionale. Ciò è grave, poiché lo Stato darebbe un cattivo esempio alle nuove generazioni’. La signora Giovanna Janni di Terni è sposata da 41 anni. ‘La mia vita non è sempre stata rivolta ad inseguire la ricchezza o il successo. Ad esempio, ho trovato il successo anche nel lasciare il lavoro per quindici anni per crescere i miei figli’. Poi se la prende con i politici: ‘Tutti i politici si contraddicono. Ad esempio, non capisco come Mastella possa partecipare al Family Day, visto che appartiene al governo dei Dico. E altri, intanto, mettono su piazza Navona’Sul tema della famiglia, la nostra classe politica fa acqua da tutte le parti. Solo la Chiesa – conclude – sta facendo onestamente il suo lavoro con questo Papa straordinario, un Papa dal polso fermo arrivato al momento giusto’. Agostino Cedorelli da Foligno è un giovane padre. Lavora con contratti ‘a progetto’. ‘Poiché la famiglia è la cellula fondamentale e stabile della nostra società, noi poniamo la sfida della famiglia. Ci servono più asili nido, aiuti economici per le giovani coppie. Chi dei politici crede di poter dare un riconoscimento ufficiale alle coppie non sposate, decurta di preziose risorse economiche quelle sposate. La ‘coperta’ è la stessa, inutile fingere di poter dare a noi e anche agli altri. Lo Stato, i nostri politici devono fare la loro scelta, decidere chi coprire a malapena’. Poi spiega: ‘Bisogna anche riformare il mondo del lavoro. Io ho un contratto ‘a progetto’: senza contributi, senza ferie, senza malattia. Sono contratti frutto di una logica individualista; lo sfruttamento dei giovani è ormai giunto ad un livello indecente e non più accettabile, e le responsabilità politiche di tutto ciò sono da ripartire fra destra e sinistra, in parti uguali. Questi contratti – conclude Cedorelli – sono un ferreo strumento di controllo sociale sia negli enti pubblici, sia presso i privati. E ricattando i giovani, la classe dirigente italiana ricatta anche la famiglia’. Luca Bucciarelli, 35 anni, è di Foligno. Ha appena cambiato il pannolino a suo figlio, sul sedile di fronte. ‘Questa mia famiglia mi ha salvato – esordisce. – I miei genitori sono separati e ho sofferto molto, specie nell’infanzia e nell’adolescenza’. Poi aggiunge: ‘Bisogna mettere meno paura a chi vuole farsi famiglia, e servono nuove politiche. Con mia moglie lavoriamo per una cooperativa sociale. Coi soldi non arriviamo bene a fine mese, eppure dallo Stato siamo considerati dei benestanti, visto che paghiamo quasi il massimo di iscrizione all’asilo nido comunale di nostro figlio. Piazza Navona? Non è un problema, la libertà di manifestare è un diritto di tutti’. Paolo Camilli di Foligno, cinque figli, lavora alla Regione Umbria. È lui il ‘capo’ delle famiglie umbre sul treno 2325 Ancona-Roma; guida circa 350 persone salite a Foligno, Spoleto e Terni. ‘Questi treni carichi di bambini, genitori e nonni dimostrano che la famiglia è viva – afferma. – Anche se, sul tema della famiglia, sia la destra, sia la sinistra sono in fallo: basti pensare al fatto che, per pagare meno tasse, è sufficiente separarsi’ Spiegatemi voi che tipo di logica ha usato il legislatore. E c’è chi si separa proprio per pagare meno tasse, siamo in un Paese da ridere!’. Poi Camilli continua: ‘Chi fa figli dà anche opportunità di lavoro agli altri. Penso subito ai medici, alle maestre, a chi produce per l’infanzia, ecc. Quanti soldi investiamo nei nostri figli? Il welfare vero e proprio è in mano alle famiglie, dalla formazione dei figli all’assistenza degli anziani che vogliamo in casa. Tutto ciò viene misconosciuto, ma sono i nostri valori che tengono in piedi lo Stato. Se adesso li miniamo coi Dico, poi ne pagheremo tutte le conseguenze e, ciò che è peggio, le pagheranno i nostri figli’.

AUTORE: Pa. Gio.