Notava poco tempo fa il teologo Brunetto Salvarani come ‘sarebbe sbagliato e ingeneroso se il pesante clima politico-culturale odierno (‘) ci facesse dimenticare che tra cristiani e musulmani, ad esempio, non si danno solo diffidenze o conflitti potenziali, ma pure (già oggi) esperienze d’apertura e fiducia reciproche’. Nella nostra diocesi una di queste esperienze di apertura e fiducia è attiva ormai da quasi tre anni. Parliamo del centro femminile multietnico ‘Il Melograno’, promosso dalla Caritas diocesana in collaborazione con altre realtà locali. Per conoscere meglio questa realtà, ne parliamo con Sara Quirini che vi collabora fin dall’inizio. Quante sono le donne che attualmente frequentano il centro e qual è la loro provenienza geografica? ‘Attualmente, in media, sono circa una dozzina. Per quanto riguarda la provenienza, c’è un bel gruppetto di romene e di donne provenienti dai Paesi del Maghreb, mentre per quanto riguarda le sudamericane, in effetti, c’è qualche problema a farle venire. Forse perché pensano che qui insegniamo solo italiano e loro lo parlano già bene. Ci sono poi presenze sporadiche di donne provenienti dall’Africa sub-sahariana’. A proposito di attività, quali sono quelle che state svolgendo attualmente al centro? ‘Abbiamo diversi progetti in corso: tra quelli che ci stanno dando più soddisfazione, vorrei citare, appunto, il corso di italiano, che attualmente vede le donne divise in due gruppi, a seconda del livello di conoscenza di base; abbiamo poi l’attività motoria (una sorta di ginnastica chiamata ‘risveglio muscolare’). Un progetto particolare (che sta partendo proprio in questi giorni) è la realizzazione di un libro di ricette multietniche: le ricette saranno scritte nella lingua originale con una traduzione in italiano. Siamo invece un po’ più indietro per quanto riguarda il laboratorio di scrittura (in particolare di autobiografia) ma contiamo di riprenderlo quanto prima, perché pensiamo che la conservazione della memoria sia estremamente importante’. Relativamente agli obiettivi generali del progetto, si può comunque affermare che essi siano stati raggiunti? ‘Certamente. L’obiettivo principale era creare un luogo di accoglienza e di riferimento per le donne che si trovano ad affrontare i problemi conseguenti all’immigrazione e questo possiamo dire senz’altro di averlo raggiunto. Ne sono prova – tra l’altro – le amicizie che sono nate all’interno del centro e che continuano anche all’infuori delle sue attività’. Diceva prima che le donne che frequentano il centro sono di provenienza estremamente varia. In questo periodo in cui molti soffiano sul fuoco delle divisioni religiose e culturali, avete avuto problemi al riguardo? ‘Sinceramente no, mai. Le donne tra di loro parlano di problemi molto più terra-terra e concreti: per esempio le difficoltà di trovare lavoro. Qui non ci si avventura mai sui massimi sistemi, e forse è meglio così! Noto sempre comunque con piacere come dall’incontro tra religioni e culture diverse possano nascere relazioni davvero molto belle e profonde’. Sempre Brunetto Salvarani, citato all’inizio, affermava la necessità di ‘raccontare il positivo che pure esiste, e che appare annegato nell’informazione allarmistica e tutta urlata cui siamo ormai rassegnati’. Chi frequenta ‘Il Melograno’ non vuole rassegnarsi e vuole insegnare a fare altrettanto.
Donne in dialogo
Italia e islam. Il centro multietnico 'Il Melograno', promosso dalla Caritas
AUTORE:
Moreno Migliorati