Domenica 1 febbraio ’04 si celebra la “giornata della vita”. I vescovi italiani hanno scritto un messaggio molto forte: senza figli non c’è futuro. Abbiamo intervistato Emanuele Bagnoli ed Eleonora Busso

Famiglia in missione

Emanuele ed Eleonora, i valori di ieri erano la stabilità e la fedeltà, ed oggi sono ancora valori? “Noi crediamo che ancora oggi siano valori validi e ricercati dalle nuove generazioni. Ci rendiamo conto però che ciò che manca oggi alle nuove coppie è la capacità di impegnarsi per ottenere la stabilità nei rapporti e la reciproca fedeltà coniugale. Il messaggio continuo che ci viene proposto dalla società che ci invita a ottenere ‘tutto e subito’ non permette alle persone di crescere insieme dandosi i tempi per approfondire la conoscenza e rendere i due ‘io’ che si incontrano una coppia in cammino ed in risposta ad un progetto di famiglia che non è solo umano, ma che è conferma di una vocazione”.

Siete una giovane coppia, raccontate qualcosa della vostra vita. “Siamo sposati da 3 anni, abbiamo un figlio di 2 anni e siamo in attesa del secondogenito che nascerà a maggio. Il nostro è stato un fidanzamento nato e cresciuto negli ambiti cattolici e tutti e due veniamo, e tuttora ne facciamo parte, dall’Ac. Dopo pochi mesi di fidanzamento abbiamo sentito l’esigenza di partecipare a corsi per fidanzati, non finalizzati al matrimonio, ma quale cammino di discernimento per interpretare meglio la nostra vocazione. Pensiamo che corsi del genere facciano bene a tutte le coppie fidanzate, proprio perché non è facile riuscire a vivere la vocazione di coppia ed è sempre meglio farsi aiutare da chi ha più esperienza di noi. Ora nella nostra vita matrimoniale, per quanto ancora breve, molto spesso ci ritroviamo a fare tesoro dei tanti insegnamenti ricevuti”.

Conoscete sicuramente molti giovani, cosa pensano del matrimonio e della famiglia? “La nostra è una esperienza fortunata in quanto veniamo ambedue da famiglie che hanno sempre creduto al Sacramento del matrimonio quale risposta ad una vocazione particolare dei laici. Guardando un po’ tra i nostri conoscenti ci rendiamo conto che non per tutti è scontato credere nel matrimonio e nella famiglia, anzi molto spesso valori come la fedeltà o l’apertura alla vita, alla base del matrimonio cristiano, vengono visti come ostacolo per una ‘sana convivenza’. Ci rendiamo anche conto che l’istituzione civile della famiglia è minata da principi di libertà personale che giustifica l’istituzione di famiglie irregolari che non danno più stabilità alla società. Per questo lo Stato dovrebbe tornare ad incentivare la famiglia non solo con sussidi economici, ma anche con una serie di servizi specifici atti a poter far conciliare nel miglior modo possibile le esigenze lavorative con la necessità di migliorare la qualità della vita del nucleo familiare”.

Avete anche la responsabilità di un particolare cammino nell’ambito dell’Ac diocesana: la compagnia Frassati, che cos’è e che scopo si prefigge? “La compagnia Frassati è un gruppo di coppie sposate, che si è costituito 2 anni fa per rispondere alla necessità di individuare un cammino specifico che aiutasse i coniugi a crescere nella fede e nella conoscenza delle dinamiche di coppia. Il nome compagnia Frassati racchiude in sé la specificità di questo gruppo che è stato ideato e che si concretizza in una ‘fraternità diocesana’ che si riunisce periodicamente sotto la guida dell’assistente diocesano degli adulti per pregare, ristorarsi e formarsi in famiglia e sulla famiglia. L’ispirazione al beato Frassati vuole connotare questo gruppo all’interno dell’Azione cattolica e vuole trarre ispirazione dalla sua vita di persona ‘adulta nella fede’. Essendo un cammino per famiglie, agli incontri partecipano, nel proprio linguaggio, anche i figli. Questo riteniamo sia importante per la loro crescita e la loro educazione”.

Il nuovo Vescovo è stato ordinato ed ha iniziato il suo ministero episcopale nel giorno della Sacra Famiglia; è significativo questo gesto, quale messaggio volete inviargli? “Al Vescovo chiediamo di aiutare le famiglie a prendere più coscienza della propria vocazione e ad incentrare la propria vita di coniugi in Cristo, e di fare comprendere ai giovani che il sacramento delle nozze non è solo frutto dell’amore fra due fidanzati ma che deve essere l’epilogo di un discernimento vocazionale”.