Diamo un’anima alla città

NARNI. Festa del patrono san Giovenale

Una festa che si rinnova con solennità a Narni per il santo patrono Giovenale. Una festa radicata nella cultura medioevale dell’antica città umbra, ma che porta con sé anche una forte religiosità e devozione per il primo vescovo di Narni. La festa del Patrono è per la comunità narnese un forte momento d’incontro, di coagulo tra le diverse realtà sociali, occasione per rinnovare la tradizione religiosa e culturale. Nel solenne pontificale, il vescovo Vincenzo Paglia ha ricordato “la presenza viva di san Giovenale, che con la sua predicazione divenne l’anima dell’intera città nei secoli difficili delle persecuzioni contro i cristiani. La nostra storia è fondata su queste radici di amore e solidarietà. E importante ricordarcele e meditarle. Esse mostrano che il Vangelo resta la fonte della vita, le sue pagine possono aiutarci a vivere oggi e a costruire il nostre futuro”. Una solidarietà che il Vescovo ha ricordato facendo specifico riferimento al Fondo creato dalle diocesi umbre a favore di coloro che perdono il posto di lavoro, e nel sostegno unitario alla lotta degli operai della Basell per la difesa del lavoro. Riflessioni centrate sulla crisi che segna in maniera grave la nostra terra, sia a livello economico che sociale. Ma, oltre che per la situazione dei lavoratori, il Vescovo ha espresso tutta la sua preoccupazione per la solitudine in cui spesso vivono gli adolescenti, che si rifugiano in alcol e droga. “Alcuni dati, come quello dell’alcolismo che prende anche gli adolescenti, ci sorprendono – ha detto il presule -. È urgente rivolgere un’attenzione ben più sollecita di quella che abbiamo verso i ragazzi. Hanno estremo bisogno di amore, di dialogo, di compagnia, di padri e madri che li sappiano comprendere e che spendano tempo con loro. Molte devianze sono domande di amore inevase. E non è certo una cosa buona il permissivismo cieco e alla fine egoista, magari per accontentarli. L’educazione richiede impegno, fatica, dolcezza, e assieme durezza, comprensione e anche lungimiranza, e una sapienza nel proporre il senso vero della vita”. Infine un invito ad essere buoni maestri per i ragazzi e anche per gli studenti universitari che sempre in maggior numero giungono a Narni per motivi di studio. “Non bastano le lezioni universitarie e l’alloggio – ha concluso mons. Paglia -. C’è bisogno che essi partecipino alla vita della città e possano vivere all’interno di un tessuto che li accolga e li avvolga con atteggiamenti di amicizia, con proposte culturali, religiose, oltre che di svago. È una responsabilità di cui dobbiamo prendere maggiore coscienza”.

AUTORE: Elisabetta Lomoro