Dialogare sui valori

E’ ora che si affermi un po’ di senso critico, rispetto a un modo di valutare il progresso che confonde la novità con il bene, anche quando magari la ‘novità’ rappresenta piuttosto un passo indietro, nell’ordine dei valori. L’ideologia del ‘progresso’ automatico è figlia di un ottimismo illuministico che non regge alla verifica dei fatti. Ciò che sta sotto i nostri occhi è la complessità, talvolta la contraddizione. Sbaglia chi vede tutto nero, e descrive il paesaggio attuale come un inferno. Come non vedere che, su tanti settori della scienza, della tecnica, della vita sociale, abbiamo fatto salti di qualità rispetto a un passato con tante limitazioni? Al tempo stesso, sbaglia chi, all’ultima notizia di qualche presunta scoperta scientifica, o all’ultima teoria sulla sessualità, sulla famiglia, sulla vita, dà per scontato che si tratti di un progresso rispetto a secoli in cui l’orientamento morale si basava su un’etica naturale convergente con la visione evangelica. Occorre una nuova vigilanza critica. Occorre saper discernere luci ed ombre. Al di là del catastrofismo e dell’ottimismo ingenuo, c’è la via del confronto pacato, del dialogo rispettoso, dell’iniziativa politica di base, non basata sullo scontro, e sottratta agli interessi partitici. Mi pare che vada in questo senso l’iniziativa che ha dato vita, recentemente, al Family Day. Non era iniziativa della Chiesa: l’impulso veniva dal Forum delle famiglie, con la convergenza di tanti, di diverse forze politiche e culturali, che si davano convegno per mettere la famiglia al centro dell’attenzione culturale e politica, per chiedere un fisco più equo e una politica più rispondente alla centralità dell’istituto familiare, cellula della società. Non era iniziativa, dicevo, della Chiesa. A maggior ragione, da credenti, ne godiamo. Si è purtroppo radicato un pregiudizio, spesso amplificato dai media, secondo cui sulla famiglia, come su altri temi etici cosiddetti ‘sensibili’, sia in gioco una visione confessionale, un interesse ‘cattolico’ che noi credenti vorremmo imporre alla società. Nulla di più falso. I motivi di fondo per cui su questi temi siamo così partecipi e, se si vuole, ‘incalzanti’ ‘ ma ciò vale per tutti gli altri temi del Decalogo ‘ sono radicati nella convinzione che, su questo terreno, si gioca la dignità dell’uomo e il bene comune della società. Ci fa piacere che la coscienza di questo non sia una nostra ‘privativa’, e che con tanti uomini e donne di buona volontà ricominciamo a camminare in sintonia. Forse è ora che tentiamo di parlarci – tra cattolici e non – a distanza più ravvicinata, per abbattere pregiudizi, e cercare insieme convergenze sui valori irrinunciabili. Resterebbero tanti punti di insanabile diversità? È da mettere nel conto. Ma mi augurerei che il confronto avvenisse con grande pacatezza di toni, con uno stile veramente dialogico e lo sforzo di comprendere il punto di vista dell’altro, senza che ciò debba mai significare una svendita o una messa in parentesi delle proprie convinzioni.