Deruta fa festa con santa Caterina d’Alessandria, protettrice dei vasai

 

Beato Angelico, San Giovanni Battista e santa Caterina d'Alessandria - Galleria-Nazionale dell'Umbria; prima: Basilica di San Domenico (Cappella San Nicolo)
Beato Angelico, San Giovanni Battista e santa Caterina d’Alessandria – Galleria-Nazionale dell’Umbria; prima: Basilica di San Domenico (Cappella San Nicolo)

I testi della letteratura popolare parlano di Caterina come di una bella diciottenne cristiana, figlia di nobili, abitante ad Alessandria d’Egitto, dove nel 305, arrivò il nuovo governatore Massimino Daia. Per l’occasione si celebrarono feste grandiose, che includevano anche il sacrificio di animali alle divinità pagane. Un atto obbligatorio per tutti i sudditi. Caterina invece, presentandosi a Massimino, rifiuterà il sacrificio, lo invitandolo a riconoscere Gesù Cristo come redentore dell’umanità. Massimino allora convocò un gruppo di intellettuali alessandrini, perché convincerla a venerare gli dèi, ma è invece Caterina a convincere loro a farsi cristiani. Per questa conversione così pronta, Massimino li fa uccidere tutti, poi richiama Caterina e le propone addirittura il matrimonio. Nuovo rifiuto, l’ennesimo rifiuto, finché il governatore la condanna a una morte orribile: una grande ruota dentata dovrà far strazio del suo corpo.

Un miracolo salva la giovane, che poi verrà decapitata e, gli angeli, portarono miracolosamente il suo corpo da Alessandria fino al Sinai, dove ancora oggi l’altura vicina a Gebel Musa (Montagna di Mosè) si chiama Gebel Katherin. Questo avviene il 24-25 novembre 305. Dal Gebel Katherin, infine, in data sconosciuta, le spoglie furono portate nel monastero a lei dedicato, sotto quel monte.

A una sua biografia supportata da scarse e frammentarie fonti, si contrappone la realtà di un culto diffuso anche fuori dall’Egitto. La troviamo raffigurata nella basilica romana di San Lorenzo, in una pittura dell’VIII secolo col nome scritto verticalmente: Ca/te/ri/na; a Napoli (sec. X-XI) nelle catacombe di San Gennaro, e più tardi in molte parti d’Italia, così come in Francia e nell’Europa centro-settentrionale, dove ispira anche poemetti, rappresentazioni sacre e “cantari”.

La festa di santa Caterina d’Alessandria, benchè posta a margine dal calendario universale della Chiesa, resiste a Deruta per volontà dei ceramisti, che ormai da secoli la invocano come loro protettrice. Se si torna un po’ indietro nel tempo, consultando le fonti antiche, soprattutto quelle di età moderna, si nota una vera e propria esplosione di feste e di devozioni tra la gente di Deruta. Ci si potrebbe domandare chi rispondesse alle orazioni indirizzate dai fedeli a san Macario e Bordone, visto che quest’ultimo non esiste, mentre lo Statuto Comunale del 1465 prescriveva una festa in suo onore. Poteva sicuramente trattarsi di san Macario di Bordeaux. Oltre alle feste universalmente comandate e quelle del Comune di Perugia, a Deruta si celebrava quella di san Francesco d’Assisi, quella di sant’Antonio Abate, di sant’Antonio da Padova, di san Bernardino da Siena, del Beato Egidio, di san Nicola da Bari; mentre tra le sante si ricordano le celebrazioni in onore di santa Maria Maddalena, santa Lucia e santa Caterina. Ceri, processioni, tridui, novene, canti, suoni e momenti conviviali da sempre hanno accompagnato queste feste. Se si fa eccezione per le solennità di san Francesco ed altri santi, tra le sante è solo Caterina ad aver resistito nel corso dei secoli.

Viene da chiedersi, perché proprio santa Caterina? Il culto della vergine alessandrina, se si guarda la toponomastica e la storia dell’Umbria, non sembra aver ottenuto un grande successo nella regione. Nessun centro abitato, grande o piccolo, porta oggi questo nome, come non lo portò in passato, se si eccettua qualche cappella o monastero di monache benedettine. Tuttavia, anche in Umbria le tradizioni popolari e la religiosità, sia pubblica che privata, furono permeate da varie forme devozionali per santa Caterina. Ciò dovette verificarsi, qui come in tutta l’Europa, con i grandi pellegrinaggi in Terra Santa connessi alle crociate. E quando si parla di Terra Santa si pensa subito, almeno in Umbria, a San Francesco e al suo ordine, alla diffusione capillare del francescanesimo in tutta la regione, alle scuole conventuali dei frati minori.

Uno degli aspetti più noti del culto di Santa Caterina è quello della protezione accordata ai teologi, ai filosofi e in genere agli scolari, culto certamente connesso alla storia che tramandava la disputa della santa con i sapienti da lei convertiti alla religione cristiana. Se penso all’iconografia della Santa mi viene subito in mente lo Sposalizio mistico dipinto da Michelino da Besozzo attorno al 1420 circa e conservato a Siena, a cui si unisce una ricca serie di dipinti, che, attraverso il lungo corso della storia dell’arte, potrebbe culminare con la Santa Caterina di Caravaggio al Thyssen-Bornemisza. Ma l’attributo iconografico di gran lunga più diffuso e popolare, nella rappresentazione della santa, è la ‘ruota’, strumento del suo martirio. Proprio per questo attributo iconografico la santa fu assunta come protettrice da tutti quegli artigiani che usano la ruota nel lavoro quotidiano.

Saremmo vicini a spiegare il perché della festa di santa Caterina a Deruta e a tal proposito ci risulta d’aiuto la lettura di alcuni affreschi presenti nella chiesa parrocchiale di San Francesco. Gravemente compromessi, dai rivestimenti sei-settecenteschi sotto i quali perirono, ma venuti nuovamente alla luce verso la metà del XIX secolo, i due dipinti, eseguiti nel corso del trecento, riportano entrambi la presenza di santa Caterina. Il primo di questi mostra la Santa che presenta alla Vergine il committente dell’affresco, un certo Tommaso di Francesco di Orlando, dove troviamo pure la data 1339. Il secondo rappresenta, il supplizio della martire di Alessandria. Sulla parete destra, conserviamo un’altra importante testimonianza che ci ricorda ancora l’importante culto praticato a Deruta. Si tratta di un Madonna dagli eleganti lineamenti, seduta su un raffinato trono e attorniata da importanti santi: Pietro, Paolo, Ludovico da Tolosa, Caterina e Francesco.

Anche quest’anno la tradizione si ripete e come consuetudine, l’appuntamento è a Deruta per martedì 25 novembre alle ore 18.00, nella chiesa di San Francesco, dove si celebrerà la Santa Messa, presieduta da padre Martino Siciliani, priore dell’Abbazia di San Pietro in Perugia, durante la quale verranno premiati i ceramisti nati nel 1940.

Luca Nulli Sargenti