Dalla tradizione cristiana hanno origine i diritti delle persone

Per la dignità che gli deriva dall'essere persona, l'uomo dovrà essere considerato come fine e mai come mezzo e non potrà mai essere concepito come parte di un tutto.

Com’è noto, una delle conquiste principali che hanno contraddistinto i Paesi europei rispetto ad altri Paesi del mondo è il riconoscimento di diritti universali comuni a tutti gli uomini. Ma, per quanto tale conquista trovi la sua anticipazione nella dottrina lockeana e nella Rivoluzione francese, tuttavia ha la sua fondazione nella scoperta dell’identità personale di cui si è resa interprete la tradizione cristiana. A tale riguardo, è bene ricordare che il mondo greco-romano, pur riconoscendo la costitutiva appartenenza dell’uomo alla società, tuttavia non è andato al di là di una concezione incentrata prevalentemente sull’individuo. Fortemente impregnato di una visione intellettualistica della realtà, ha ritenuto che l’uomo, in quanto animale razionale, fosse destinato esclusivamente alla contemplazione. Non a caso, infatti, ha sostenuto la legittimità della distinzione tra liberi e schiavi, riservando a questi ultimi il compito di svolgere le attività manuali. Per gli stessi motivi, è mancata al mondo greco-romano qualsiasi nozione di dovere e di responsabilità, se non verso le istituzioni, di certo non verso gli altri, soprattutto qualora questi ultimi fossero appartenuti a classi sociali inferiori. Ebbene, è proprio contro questa visione antropologica che hanno preso posizione prima i Padri della Chiesa e poi i grandi pensatori del Medioevo. Si è così fatta strada l’idea che l’uomo, in ciò che ha di più proprio, è persona, vale a dire una realtà che non ha eguali e che è contrassegnata da un modo di sussistenza e di indipendenza che ha il proprio fondamento, per dirla con un pensatore contemporaneo, nell”adesione ad una gerarchia di valori liberamente letti, assimilati e vissuti con un impegno responsabile e con una costante conversione’. Per la dignità che gli deriva dall’essere persona, l’uomo dovrà essere considerato sempre come fine e mai come mezzo e non potrà mai essere concepito come parte di un tutto. Di conseguenza, né la famiglia né lo Stato potranno legittimamente farne uno strumento alle loro dipendenze. In virtù della sua natura, tuttavia l’uomo non è spinto a ripiegarsi su se stesso e a chiudersi nella propria intimità, ma ad andare indefinitamente oltre, a trascendere la propria condizione, pur senza rinnegarla. Il suo manifestarsi quindi avviene sullo sfondo di una trama inesauribile di legami e di rapporti. Appunto per questo, l’uomo come persona si qualifica innanzitutto per il corpo che possiede. L’essere incarnato, infatti, equivale per lui ad essere partecipe del mondo e ad avere la possibilità di modificarlo. Per questa ragione, tra i diritti umani un posto ben preciso spetta a quelli attinenti la sfera economica, che però vanno identificati con tutti i diritti che possono assicurare il benessere all’uomo. Vi rientra inoltre ogni tipo di rivendicazione che è in grado di consentirgli di condurre un’esistenza dignitosa, di realizzare una sempre più completa immedesimazione di sé nella natura e della natura in sé, in modo da ristabilire l’equilibrio ecologico. Ne fanno parte infine il diritto di denunciare le omissioni, le inadempienze sia degli individui sia dello Stato. Come persona, però, l’uomo non si esaurisce nel corpo. In virtù dell’istanza di libertà che lo anima, si espone e quindi si apre agli altri entrando in comunione con loro. In conseguenza di ciò gli appartengono i diritti sociali, come il diritto al lavoro, all’assistenza, allo studio, alla tutela della salute, alla libertà dalla miseria e dalla paura. La vita comunitaria, in cui è chiamato ad impegnarsi, richiede inoltre che siano rispettati precisi principi. Per questo motivo, dalla dignità inerente alla persona umana scaturiscono i diritti civili, come il diritto alla libertà personale, il diritto di riunione. Se infine, come nessuno può dubitare, alla politica appartiene il compito di individuare il bene comune e i mezzi atti a realizzarlo, sarebbe semplicemente assurdo ritenere che al rispetto della dignità non consegua anche il rispetto di diritti come quelli legati alla libertà di associazione. Relativamente alla persona, si deve infine parlare di una dimensione che ‘procede dall’alto’, per cui l’uomo ha costitutivamente lo sguardo rivolto oltre la propria realtà fisica, oltre la propria condizione di essere incarnato in un corpo. A tale dimensione corrispondono i diritti culturali e quelli relativi alla vita spirituale. Nello sviluppo di sé invero ogni individuo elabora idee, formula ipotesi, approfondisce la propria conoscenza e collabora efficacemente alla costruzione del patrimonio linguistico, culturale e ideale del gruppo sociale e della collettività nazionale di cui è partecipe.

AUTORE: Antonio Pieretti