Scriveva, due secoli fa circa Cormenin, uno dei grandi pensatori politici del primo Ottocento francese, che ‘la Costituzione rappresenta la società in riposo, la legge elettorale la società in movimento’. La legge elettorale è insomma una sorta di fusibile, che salta, cioè viene modificata, seguendo l’evoluzione del sistema politico. A che punto siamo oggi in Italia, di fronte alla riforma elettorale votata dalla Camera? Siamo alla Terza Repubblica, come dice qualcuno, anche se la Seconda Repubblica non è mai iniziata, non essendoci stato alcun cambiamento della forma di governo? O siamo alla restaurazione della partitocrazia, come dicono altri? Oppure siamo alla normalità o alla normalizzazione? L’opinione pubblica non si è appassionata al tema. Alla Camera il dibattito è stato aspro, ma c’è chi dice che il proporzionale suscita un trasversale consenso strutturale, soprattutto se con liste bloccate e senza ‘quote rosa’, altre tematiche su cui, al di là delle polarizzazioni tra maggioranza e opposizione, molti si sono trovati trasversalmente d’accordo. In realtà la riforma, che in ogni caso è attesa alla controprova del Senato, afferma innanzitutto una cosa: i partiti non sono morti, come taluni si illudevano una dozzina di anni fa. Anzi, come unanime afferma la ricerca di scienza politica internazionale, sono delle vere e proprie istituzioni, si sono, per così dire, rafforzati. Certo sono sempre sottoposti a una protesta antipartitocratica, ma sono interpenetrati all’apparato pubblico: svolgono funzioni pubbliche e sono finanziati dallo Stato, anche se in Italia, dopo la sonora e irrevocabile bocciatura del finanziamento pubblico, sotto la pudica forma del rimborso per le spese elettorali. Ecco, dunque, che la proporzionale corretta con premio di maggioranza sottolinea la soggettività dei partiti, che il maggioritario corretto con il recupero proporzionale contraddittoriamente da un lato assemblava nelle coalizioni, dall’altro esaltava nel loro ‘potere coalizionale’. Da ciò, come dall’esperienza dell’ultimo ventennio, in cui il tema della riforma elettorale è stato all’ordine del giorno, risulta con tutta evidenza che i sistemi elettorali di per sé non risolvono i problemi dei sistemi politici, ma ne seguono le vicende, ne segnalano problemi e possibili vie di evoluzione. Difficile fare previsioni: certo è che di fronte a questo ennesimo passaggio della lunga transizione italiana, da un lato emerge una richiesta di stabilità, che non è nella caricaturale semplificazione del sistema politico o del discorso politico, ma in una corale assunzione di responsabilità, dall’altro si conferma la necessità di un quadro di regole, di comportamenti, di principi condivisi, su cui sviluppare la competizione e la contrapposizione, come pure la collaborazione e la convergenza.
Dalla riforma alla responsabilità
AUTORE:
Francesco Bonini