Dal popolo, l’economia alternativa

Chiesa e società. Papa Francesco all’Incontro mondiale dei movimenti popolari

movimenti-Papa-cmykTra le molteplici iniziative originali del pontificato di Francesco, la convocazione dell’Incontro mondiale dei movimenti popolari ha un posto speciale. Non solo perché gli obiettivi, le riflessioni e le azioni dei rappresentanti di quei movimenti appartengono sicuramente all’orizzonte di valori e allo stile con cui Bergoglio ha vissuto la propria esperienza pastorale e di vita, ma anche perché, di fatto, per la prima volta la Santa Sede riesce a promuovere un dialogo e a offrire spazio e autorevolezza a un percorso, animato da credenti e non credenti, che da sempre (e da molti) è considerato secondario, se non ininfluente, rispetto alle vicende del mondo dell’economia, della politica, della sicurezza…

Fin dal primo incontro del 2014 a Roma, e passando per quello tenutosi a Santa Cruz in Bolivia lo scorso anno, a contribuire con riflessioni e proposte sono stati i cartoneros di Buenos Aires, i rappresentanti delle popolazioni indigene della Bolivia, i Sem Terra del Brasile, gli educatori sociali del Mozambico, i contadini di Via campesina, il sindacato dei lavoratori di strada dell’India, gli animatori delle radio popolari dell’Africa. Sono uomini e donne, perlopiù giovani, che si sono auto-organizzati per trovare vie alternative a un sistema economico e politico che considera la miseria come un effetto collaterale della ricchezza della minoranza degli abitanti del pianeta.

Nell’incontro che si è tenuto a Roma dal 2 al 5 novembre scorsi sono rifluite le esperienze e le proposte dei rappresentanti dell’“economia popolare” o “informale” che trova la massima espressione in quei lavoratori che rovistavano tra i rifiuti delle discariche (pepenadores) o dei cassonetti (cartoneros) delle metropoli sudamericane, e che si sono cooperativizzati stringendo accordi prima con la grande distribuzione, poi con le municipalità e, infine, con le grandi centrali del riciclo, riuscendo a dare nuova dignità a molti poveri, a diventare operatori di nuovi modelli ecologici a servizio della comunità, e soprattutto ad assicurare un salario a chi fino ad allora era senza reddito.

Economia popolare come quella sperimentata dal grande movimento brasiliano dei Sem Terra (“senza terra”) che hanno cominciato con l’occupazione delle terre incolte dei latifondisti e oggi sono una realtà diffusa a presidio della biodiversità e della redistribuzione delle terre stesse.

Certo, nei giorni di incontro, confronto e approfondimento si è parlato anche di landgrabbing, l’accaparramento di terre in Africa da parte di multinazionali straniere che impongono monocolture che annientano sovranità alimentare e diritti dei contadini, che utilizzano pericolose sostanze tossiche e corrompono Governi e istituzioni locali per poter estendersi e trarre sempre più profitto.

Ci si è confrontati anche sulla piaga degli sfollamenti forzati (desplazados) e delle migrazioni e coerentemente con le tematiche che hanno fatto da sfondo sin dal primo incontro – tierra, techo y trabajo: terra, tetto e lavoro -, anche sul tema del diritto alla casa.

Papa Francesco nel bellissimo intervento svoltosi in aula Paolo VI l’ultimo giorno ha voluto sottolineare particolarmente il ruolo realmente innovativo che i leader delle organizzazioni popolari potrebbero svolgere con un impegno diretto nella politica. Ha offerto riflessioni sul sistema “terroristico” prodotto da un modello economico che non ha esitato a definire “atrofizzato”, e ha proposto il modello fondato sull’amore e sulla misericordia, alternativo a quello che utilizza lo strumento della paura.

“La paura – ha affermato – viene alimentata, manipolata… Perché la paura, oltre a essere un buon affare per i mercanti di armi e di morte, ci indebolisce, ci destabilizza, distrugge le nostre difese psicologiche e spirituali, ci anestetizza di fronte alla sofferenza degli altri, e alla fine ci rende crudeli. Quando sentiamo che si festeggia la morte di un giovane che forse ha sbagliato strada, quando vediamo che si preferisce la guerra alla pace, quando vediamo che si diffonde la xenofobia, quando constatiamo che guadagnano terreno le proposte intolleranti; dietro questa crudeltà che sembra massificarsi c’è il freddo soffio della paura.

Vi chiedo di pregare per tutti coloro che hanno paura: preghiamo che Dio dia loro coraggio e che in questo anno della misericordia possa ammorbidire i nostri cuori. La misericordia non è facile, non è facile… richiede coraggio. Per questo, Gesù ci dice: ‘Non abbiate paura’ (Mt 14,27), perché la misericordia è il miglior antidoto contro la paura. È molto meglio degli antidepressivi e degli ansiolitici. Molto più efficace dei muri, delle inferriate, degli allarmi e delle armi. Ed è gratis: è un dono di Dio”.

Una lezione che vale anche dalle nostre parti.

 

AUTORE: Tonio Dell’Olio