Le critiche e le contestazioni alla marcia della pace Perugia – Assisi non cessano di ripetersi. Ogni anno si riaccendono con rinnovato calore e provengono da gruppi politici e anche da singoli cittadini. Le motivazioni sono quelle di sempre, da quarant’anni. Da quando cioè la marcia aveva un’evidente carattere anticapitalistico e antiamericano e si svolgeva tra grida di guerra agli imperialisti americani. Era un evidente strumento politico egemonizzato dalla sinistra comunista. Noi a più riprese, da queste colonne abbiamo rilevato questo carattere ed abbiamo preferito incontri di preghiera e pellegrinaggi ecumenici silenziosi. Nel corso degli anni, soprattutto con il crollo del comunismo di stato le cose sono cambiate. Molti cattolici, organizzazioni come Pax Christi, Acli, Agesci e molte altre, insieme a cristiani e gente comune si sono sempre più sensibilizzati al tema della pace, anche per il grande magistero del Papa, che in modo spettacolare dal Colle del Paradiso di Assisi, ha lanciato una “crociata della pace” insieme alle religioni mondiali il 27 ottobre 1986. Non si può dimenticare questa data per comprendere la posizione cattolica sulla pace. In questo contesto è avvenuto anche il cambiamento di atteggiamento da parte dei vescovi, che non ignorano più la marcia capitiniana, ma vi partecipano in qualche modo a latere con un messaggio e con una preghiera inter religiosa alla vigilia. Questo fatto, tuttavia, non esclude che possano essere riservate alla manifestazione delle critiche, sia sulla gestione e la spesa dell’organizzazione, sia sul modo dello svolgimento, sia sui leader che da anni sono al vertice della struttura. Questo fa parte della libertà di opinione e di espressione. Non ci sembra che basti a difesa della marcia la dichiarazione della presidente Lorenzetti, quando afferma che da manifestazione la marcia Perugia Assisi deve essere considerata una istituzione. A parte che anche le istituzioni possono essere condivise o criticate, ci sembra che le strutture organizzative vengano usate anche per manifestazioni collaterali e iniziative durante l’anno, sempre sui temi della pace, ma che hanno anche un riflesso politico. Allora se è un’istituzione che esprime la maggioranza degli enti locali umbri e di qualche aggregazione extra regionale, rischia inevitabilmente di fare scelte di parte. A questo punto la pace diventa un tema di divisione. Forse è giunto il momento che si aggiunga alla ricerca sulla riforma dell’Onu, anche una riforma della struttura organizzativa della marcia e di quanto vi è collegato. Manifestazione o istituzione, comunque, sono due termini che non riescono a esaurire le grandi potenzialità che il tema della pace propone alla coscienza di tutti, oggi più che mai. Oggi, all’inizio di un periodo storico che si pensava tranquillo e senza la paura atomica e che, invece, si è presentato minaccioso e insidioso quanto mai prima, il valore della pace deve essere salvaguardato dalle manipolazioni e strumentalizzazioni e trattato con grande senso di responsabilità perché non venga calpestato e vanificato a causa di interessi di parte, di qualsiasi parte, o per un persistente incallito pregiudizio ideologico.
Da manifestazione a istituzione
AUTORE:
Elio Bromuri