Da eremo a santuario

Uno studio dettagliato sul convento di Santa Maria de Auro, a Colle dell'Oro tratto da una 'memoria storica' pubblica

Tra i santuari diocesani, quello di Colle dell’Oro vanta una storia importante legata alla vita di Terni, la città che domina dalle pendici della montagna della Croce. Una storia riproposta con uno sguardo attento e critico nello studio Il convento di Santa Maria de Auro in Terni: storia e identità di un recinto santuariale, curato da Giuseppe Cassio, responsabile dell’ufficio Beni culturali della diocesi. Il significato di ‘Colle dell’Oro’ è, da molti, riferito alla ricchezza di vigneti, di piante da frutto e di olivi del luogo. In origine fu un eremo per diversi personaggi dell’Ordine francescano, da san Giacomo della Marca al beato Barnaba Manassei, da fra’ Onofrio della Fiammenga al beato Bernardino da Feltre, da fra’ Deodato da Pantano al beato Leopoldo da Gaiche. I frati iniziarono la loro opera a Terni arrangiandosi, probabilmente in luoghi di fortuna messi a disposizione dalla generosità di alcuni benefattori, fino alla costruzione della chiesa. La prima chiesa si presentava a navata unica sopraelevata e coperta da volta in muratura, terminante con una piccola abside. Si trattava di una struttura che rispecchiava il modello costruttivo canonico applicato dagli Osservanti. La chiesa venne decorata grazie ai lasciti dei benefattori, ai quali furono concesse le cappelle interne. Un’antica tradizione assegna a san Bernardino la disposizione interna del proto-convento; quest’ultimo si sviluppò sul fianco laterale sinistro della chiesa verso lo strapiombo, dove si aprivano gli orti e un appezzamento boschivo. Si spiega così il precoce e rapido deterioramento degli edifici provocato da dissesti e dai cedimenti del terreno sottostante. Un’ulteriore testimonianza è la disposizione di un modesto refettorio al piano terra, arredato con semplici tavole lignee. Sia il dormitorio che il refettorio furono conservati nella loro autenticità e senza modifiche fino ai primi anni del Novecento, ma proprio nell’arco di questo secolo vennero malauguratamente demoliti. In chiesa è poi conservato un blocco lapideo di breccia calcarea che, grazie all’intervento di recupero effettuato nell’anno giubilare del 2000, svolge tuttora la funzione di mensa dell’altare maggiore. Una consolidata tradizione secolare ritiene che si tratti dell’antica mensa sopra la quale san Bernardino celebrò la messa. Nella sistemazione sei-settecentesca, il convento si sviluppava attorno ad un primo chiostro dove si affacciavano il refettorio, la cucina, la dispensa e la cantina; il secondo piano era scompartito in dodici vani di uso comune, e il terzo piano si presentava diviso in tre dormitori rispettivamente da ventisette, tre e dieci celle; quest’ultima decina rappresentava il dormitorio di san Bernardino. Nel tempo, terremoti, conflitti e l’invasione napoleonica depredarono l’originale chiesa della sua struttura e bellezza, non consentendo ai frati una vita constante nel convento. All’inizio del ‘900 la chiesa venne ceduta alla diocesi di Terni a vantaggio dei giovani convittori e gli anziani bisognosi, ospiti della casa di riposo lì istituita e assai conosciuta in città, affidata alle suore del Perpetuo Soccorso. La casa di riposo rimase aperta fino agli anni Settanta, quando fu definitivamente trasferita, lasciando in tal modo lo stabile ad un rapido degrado. Il 27 novembre 2005 la quattrocentesca chiesa di santa Maria dell’Oro è stata elevata a santuario diocesano dal vescovo Vincenzo Paglia, che ha inteso cosi confermare un ruolo senza uguale nella sua missione apostolica. Elisabetta Lomoro

AUTORE: Elisabetta Lomoro (ha collaborato don Floribert Avonyima)