Domenica 28 settembre si è celebrata a Collevalenza la festa diocesana del santuario dell’Amore Misericordioso. Grande festa con la quale la Chiesa ci ricorda che tutti siamo chiamati ad annunziare e testimoniare la Misericordia che è il cuore del Vangelo. Lo ha rivelato Gesù stesso portando a compimento la progressiva rivelazione della paternità amorosa di Dio, iniziata nell’Antico Testamento.
Alle ore 11.30, il card. José Saraiva ha presieduto una solenne concelebrazione eucaristica, animata dal coro Edi Toni di San Vito di Narni.
All’inizio della sua omelia, il Cardinale si è rivolto alla famiglia dell’Amore Misericordioso con queste parole: “Cara Famiglia dell’Amore Misericordioso! La beata Speranza di Gesù, al secolo Maria Josefa Alhama Valera, con il suo amore materno vi appartiene in modo speciale, e con il suo carisma è stata nella Chiesa la vostra fondatrice. In quanto beata, da oggi e per sempre appartiene a pieno titolo a quanti vivono nella Chiesa universale!
Ella è stata interprete con generosa, indefettibile e amorevole fedeltà alla santità di Cristo, unico e vero Santo, da cui germoglia la santità che scaturisce dal sacramento battesimale e si sviluppa nella risposta personale, libera e perseverante”.
Alle ore 18.30 ha avuto inizio la solenne messa presieduta dal vescovo mons. Benedetto Tuzia, con la partecipazione del vicario generale mons. Antonio Cardarelli, del clero diocesano e dei Figli dell’Amore Misericordioso con il rettore del santuario padre Ireneo Martin.
All’omelia mons. Tuzia, ricordando la recente beatificazione con la quale la Chiesa ha invitato i fedeli a dare lode e riconoscenza a Dio Padre misericordioso per la santità che ha fatto risplendere nella vita di Madre Speranza, ha detto: “Madre Speranza ha creduto nell’Amore misericordioso, ne è stata profondamente segnata; ne è stata l’apostola. Credere, per Madre Speranza, è stato un affidarsi all’Amore misericordioso che sempre accoglie e perdona, che sostiene e aiuta l’esistenza e che si mostra potente nella sua capacità di raddrizzare le storture della nostra storia.
La misericordia è la carezza di Dio sul mio peccato… la misericordia è la chiave della vita cristiana. Ogni vero incontro con Dio (ha detto Papa Francesco) fa scattare il ‘grilletto’ della misericordia.
C’è un’immagine molto conosciuta che rappresenta il punto più alto della parabola ascoltata, nella lettura del Vangelo di oggi; è il quadro del pittore fiammingo Rembrandt, dipinto alcuni anni prima della morte; un’icona da contemplare a lungo. Un padre in piedi, fuori della casa dove ha atteso a lungo il ritorno di suo figlio; e inginocchiato ai suoi piedi, un giovane. Colpisce l’ampio mantello del padre, con il quale sembra voler ricoprire una vita squarciata. La luce della Misericordia illumina questo quadro di vita che ci interpella… Misericordia che non solo blocca il male e la distruzione, ma cambia, trasforma, rinnova, rigenera e produce gioia”.
La liturgia è stata animata dai cori del santuario e da quello della città di Todi.
I tratti della santità cristiana
“Essere santi – ha detto il card. José Saraiva – non può equivalere solo a essere buoni; ma essere santi deve significare essere per sempre di Dio! La santità ha origine da Dio, come Colui dal quale discende e riconduce a Sé ogni cosa. La santità è una scala speciale e sicura che ci conduce verso il cielo. È un patto che Dio stipula con l’uomo. Nel Vangelo della parabola del padre buono, che ci viene presentata in questa santa liturgia, è posto in evidenza un tratto che custodisce la bellezza dell’amore di Dio. Questo tratto è la Sua misericordia, quale forza che genera e custodisce l’amore, che sana ogni forma di frattura e di lacerazione con Dio. Nella parabola si coglie la natura pedagogica della misericordia, che diviene dinamica, e da cui scaturiscono l’attesa paziente di chi antepone alla logica sempre il cuore; l’accoglienza che sconfigge il rancore con l’amore; l’abbraccio, espressione sublime della carità che vede nella croce l’emblema dell’accoglienza universale di Gesù, in cui visibilmente le sue braccia sono aperte, spalancate, perché inchiodate sulla croce, unica e vera fonte dell’amore supremo. Il fulcro dell’intero racconto evangelico, fino a imprimere il carattere profondo al valore della misericordia, è la rinascita, la quale costituisce, per la fede cristiana, il grande miracolo generato dalla Misericordia che infonde con speranza la vita nuova, fino a dimenticare le nostre colpe”.