La Galleria della Pro Civitate Christiana di Assisi fino al 30 giugno ospiterà la mostra “Venanzo Crocetti: la forma del racconto – Arte e Concilio nel Vaticano II”. L’occasione è la ricorrenza del centenario della nascita (3 agosto 1913) e del decennale della morte (3 febbraio 2003) di Crocetti, nativo di Giulianova (Te), nell’ambito delle celebrazioni del 50° del Concilio Vaticano II.
Crocetti, maestro della scultura italiana del ’900, è uno degli artisti più altamente rappresentativi e ampiamente significativi, sia della storia dell’arte del Novecento, sia del rapporto tra la Chiesa del Concilio e gli artisti contemporanei (anni ’62-63), in particolare con il papa Paolo VI. Di tutto questo la Galleria possiede un’ampia documentazione tra opere scultoree, disegni e bozzetti in bronzo di importanza storica, che in questa occasione sono state esposte al pubblico. Tra loro la grande scultura di San Michele Arcangelo di Aprilia (1936) e le otto versioni dei bozzetti in bronzo che vinsero il concorso per la “Porta dei Sacramenti” per la Basilica di San Pietro in Vaticano, definito il suo capolavoro, a cui il maestro lavorerà incessantemente dal 1953 al 1966.
E poi opere scultoree a soggetto sacro che testimoniano il fecondo rapporto dell’artista con la Pro Civitate Christiana: grandi bronzi e marmi di soggetto cristologico di notevole interesse, quale la grande Croce della Passione con i sei angeli, arredo liturgico della primitiva chiesina della Cittadella, il tutto corredato da una serie di studi che si riferiscono a queste stesse opere. E poi la Grande pietà, il San Giovanni battista, la Deposizione, due Madonne con Bambino in marmo e il grande gesso del Crocifisso del San Leone Magno di Roma, insieme ad una serie di disegni preparatori di varie dimensioni per la realizzazione delle diverse sculture realizzate nel corso della sua attività.
I primi contatti di Venanzo Crocetti con la Pro Civitate Christiana avvengono negli anni Trenta del secolo scorso, quando in occasione della mostra internazionale d’Arte sacra a Villa Giulia a Roma conosce il maestro Ferruccio Ferrazzi che, apprezzandolo, lo presenta a don Giovanni Rossi. A quella stessa mostra espone un primo San Giovannino. Quello esposto alla Pro Civitate è del 1954. Nel 1938 vince, alla Biennale di Venezia, il gran premio per la scultura italiana. La sua arte si esplica anche attraverso esperienze pittoriche su carta e all’incisione all’acquaforte, unendovi anche dei periodi di attività didattica: nel 1946, infatti, occupa la cattedra dell’Accademia di Venezia già tenuta da Arturo Martini; più tardi insegnerà a Firenze e a Roma. Nel 1951 gli viene commissionata dalla Pro Civitate una scultura sul tema del Gesù Divino lavoratore. Accettando la commissione l’artista scrive a don Giovanni: “la nobiltà del compito e la bellezza del tema, mi spronano a dedicarmi con assoluta volontà e fede in questo religioso lavoro”. Per informazioni su orari Pro Civitate Christiana, via Ancajani 3, tel. 075813231.