“Sono risorto, e sono sempre con te” annuncia l’antifona d’ingresso del giorno di Pasqua. Ce ne dà testimonianza chi ha assistito realmente all’evento, e non si tratta di una persona sola, ma della comunità: “noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti”. Chi parla, in questo episodio riportato dagli Atti degli apostoli, è Pietro, colui che insieme a Giovanni ha visto il sepolcro vuoto e poi, con gli altri dei Dodici, anche il Signore risorto. L’evangelista Giovanni ci riporta la ‘cronaca’ essenziale della scoperta del sepolcro vuoto, ma con precisione e puntualità. Intanto l’indicazione temporale, “il primo giorno della settimana”, “di mattino”, ovvero, secondo il computo romano, un periodo di tempo tra le 3 e le 6, precisamente “quando era ancora buio”. Il personaggio che compare per primo è una donna, Maria di Magdala, colei che Gesù ha liberato da 7 demoni, e che ha seguito e servito Gesù dalla Galilea; è stata presso la croce, e viene nominata sempre per prima nell’elenco delle donne presenti nei brani paralleli. Lei per prima (sì!) vede la pietra rimossa e corre da Simon Pietro e, parlando al plurale, dà la sua interpretazione: “Hanno portato via il mio Signore e non sappiamo dove l’abbiano posto”. Senza esitazione, Pietro e Giovanni, partono e corrono, anche se il discepolo che Gesù amava corre più velocemente e arriva per primo, ma lascia a Pietro che sia il primo a entrare. Pietro vede i teli e il sudario, poi entra Giovanni e “vede e crede”. Questo brano evangelico è l’unico a descrivere l’interno del sepolcro, mettendone in risalto il “vuoto”, la non-presenza. Solo i paramenti funebri esprimono la presenza che c’è stata, ma che ora non c’è più, e addirittura sono motivo per cui credere nella risurrezione di Gesù. Giovanni ha vissuto quell’evento ed è stato colpito in modo indelebile dal vuoto del sepolcro, tanto far risaltare solo che la pietra è stata “rimossa”. Il sepolcro era infatti di forma orizzontale, scavato nella roccia, e l’apertura, secondo le testimonianze archeologiche, non era più alta di un metro. Ecco perché si dovette chinare per vedere. La presenza dei teli distesi da una parte e il sudario ripiegato dall’altra catturano l’attenzione dei due apostoli. Possiamo farci delle idee. Intanto, certamente deducono che il corpo non può essere stato rubato, perché nessun rapitore si sarebbe messo a perdere tempo risistemando il sudario. In più, hanno ancora nella mente il recente evento della risurrezione di Lazzaro, che è stato visto uscire dal sepolcro con le bende, e tornare a vivere, ma per morire nuovamente. Gesù invece non morirà più (Rm 6,9) e quindi a lui i teli per la sepoltura non occorrono più. Ciò che è tuttavia l’elemento più qualificante è la comprensione della Scrittura.
Cosa non avevano ancora compreso della Scrittura e quale elemento provoca la comprensione? Il sudario che ricopriva il volto era “avvolto in un angolo”. Gesù è entrato nella gloria del Padre e non ha bisogno del velo per coprirsi il volto. Invece “quando Mosè entrava davanti al Signore per parlare con lui, toglieva il velo fino alla sua uscita… poi rimetteva il velo sul suo volto, fino a quando entrava a parlare con lui” (Es 34,34-35). Ora è chiaro l’annuncio che Gesù aveva fatto della sua risurrezione, risurrezione che era già stata anticipata dalla Scrittura e alla quale rende partecipi quanti vivono in lui e che appariranno con lui nella gloria (cfr. Col 3,4). Come per gli apostoli, anche per noi risulta arduo comprendere la risurrezione. Ci soffermiamo (ed è giusto!) sulla meditazione della passione e morte di Gesù, ma non altrettanto sulla risurrezione di Gesù e sulla risurrezione come verità di fede. La Risurrezione della carne affrescata dal Signorelli nella cappella di San Brizio del duomo di Orvieto appaga genialmente la nostra sete di concretezza: gli scheletri dei morti escono da una landa bianca e liscia, riacquistano muscoli e pelle, e rinascono come giovani vigorosi, non segnati dai limiti del tempo. La risurrezione infatti “è un evento dentro la storia che, tuttavia, infrange l’ambito della storia e va al di là di essa… Potremmo considerare la risurrezione quasi come una specie di radicale salto di qualità in cui si dischiude una nuova dimensione della vita, dell’essere uomini” (Papa Benedetto). Importante è… essere primi! Cristo è “il primogenito di coloro che risuscitano dai morti” (Col 1,18) e, stando al Vangelo di Giovanni, partecipa alla risurrezione chi arriva “primo”. Maria di Magdala è la prima ad andare al sepolcro, Giovanni è il primo ad arrivare, e Pietro il primo a entrare nel sepolcro. Tutti e tre corrono, vedono, e soprattutto hanno in comune l’amore per Gesù. Chi ama corre, vuole essere il primo a vedere l’Amato. Una preghiera a Maria di Magdala chiede: “Tu che, come premio della tua fede e del tuo amore, sei stata consolata da Gesù risorto, che ti onorò apparendoti per prima, ottienici la grazia di condurre una vita pura e santa, da meritare dopo la morte la visione beatifica del Signore”. Buona Pasqua a voi tutti, amati e amanti del Signore!