A partire da questo mercoledì, 17 aprile, Papa Francesco ha ‘ripreso il filo’ delle catechesi del mercoledì sul Credo lasciate in sospeso da Benedetto XVI. Se il Papa emerito, in occasione dell’Anno della fede, aveva approfondito la parte relativa a Dio Padre e creatore, Francesco – in questo che è ancora tempo liturgico pasquale – si è riagganciato all’articolo “… è salito al cielo, siede alla destra del Padre”.
“Qual è il significato di questo avvenimento? – si è chiesto Papa Bergoglio. – Quali ne sono le conseguenze per la nostra vita? Che cosa significa contemplare Gesù seduto alla destra del Padre? Su questo, lasciamoci guidare dall’evangelista Luca”.
E il terzo evangelista annota: “Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli [Gesù] prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme” (Lc 9,51). “Mentre ascende alla Città santa, dove si compirà il suo esodo da questa vita – commenta il Vescovo di Roma -, Gesù vede già la meta, il Cielo, ma sa bene che la via che lo riporta alla gloria del Padre passa attraverso la croce, attraverso l’obbedienza al disegno divino di amore per l’umanità… Anche noi dobbiamo avere chiaro, nella nostra vita cristiana, che l’entrare nella gloria di Dio esige la fedeltà quotidiana alla Sua volontà, anche quando richiede sacrificio, richiede alle volte di cambiare i nostri programmi”.
Ha quindi soggiunto: “L’Ascensione avvenne concretamente sul monte degli Ulivi, vicino al luogo dove si era ritirato in preghiera prima della Passione per rimanere in profonda unione con il Padre. Ancora una volta, vediamo che la preghiera ci dona la grazia di vivere fedeli al progetto di Dio”.
“Durante l’ascensione – ha proseguito – Gesù compie il gesto sacerdotale della benedizione… Questo è un primo punto importante: Gesù è l’unico ed eterno Sacerdote che con la sua passione ha attraversato la morte e il sepolcro ed è risorto e asceso al Cielo; è presso Dio Padre, dove intercede per sempre a nostro favore (cfr Eb 9,24). Come afferma san Giovanni nella sua Prima lettera, Egli è il nostro avvocato. Che bello sentire questo! Quando uno è chiamato dal giudice o va in causa, la prima cosa che fa è cercare un avvocato perché lo difenda. Noi ne abbiamo uno, che ci difende sempre, ci difende dalle insidie del diavolo, ci difende da noi stessi, dai nostri peccati! Carissimi fratelli e sorelle, abbiamo questo avvocato: non abbiamo paura di andare da Lui a chiedere perdono, a chiedere benedizione, a chiedere misericordia!… L’ascensione di Gesù al Cielo ci fa conoscere allora questa realtà così consolante per il nostro cammino: in Cristo, vero Dio e vero uomo, la nostra umanità è stata portata presso Dio; Lui ci ha aperto il passaggio; Lui è come un capo-cordata…”.
Un secondo elemento sottolineato dal Papa è che “gli apostoli, dopo aver visto Gesù salire al cielo, tornarono a Gerusalemme ‘con grande gioia’. Questo ci sembra un po’ strano. In genere quando siamo separati dai nostri familiari, dai nostri amici, per una partenza definitiva e soprattutto a causa della morte, c’è in noi una naturale tristezza… Invece l’evangelista sottolinea la profonda gioia degli apostoli. Ma come mai? Proprio perché, con lo sguardo della fede, essi comprendono che, sebbene sottratto ai loro occhi, Gesù resta per sempre con loro, non li abbandona e, nella gloria del Padre, li sostiene, li guida e intercede per loro”.
All’inizio degli Atti degli apostoli (1,9-11), poi, “san Luca accenna alla nube che sottrae Gesù dalla vista dei discepoli, i quali rimangono a contemplare il Cristo che ascende verso Dio. Intervengono allora due uomini in vesti bianche che li invitano a non restare immobili a guardare il cielo, ma a nutrire la loro vita e la loro testimonianza della certezza che Gesù tornerà nello stesso modo con cui lo hanno visto salire al cielo. È proprio l’invito a partire dalla contemplazione della signoria di Cristo, per avere da Lui la forza di portare e testimoniare il Vangelo nella vita di ogni giorno: contemplare e agire, ora et labora insegna san Benedetto, sono entrambi necessari nella nostra vita di cristiani”.
“Cari fratelli e sorelle – ha concluso -, l’Ascensione non indica l’assenza di Gesù, ma ci dice che Egli è vivo in mezzo a noi in modo nuovo. Non è più in un preciso posto del mondo come lo era prima dell’ascensione; ora è nella signoria di Dio, presente in ogni spazio e tempo, vicino ad ognuno di noi. Nella nostra vita non siamo mai soli: abbiamo questo avvocato che ci attende, che ci difende. Non siamo mai soli: il Signore crocifisso e risorto ci guida. Con noi ci sono tanti fratelli e sorelle che, nel silenzio e nel nascondimento, nella loro vita di famiglia e di lavoro, nei loro problemi e difficoltà, nelle loro gioie e speranze, vivono quotidianamente la fede e portano, insieme a noi, al mondo la signoria dell’amore di Dio, in Cristo Gesù risorto”.