Sono stati 36 i rappresentanti dei comuni umbri che venerdì scorso, nel palazzo comunale di Norcia, hanno firmato il protocollo d’intesa tra i comuni dell’Umbria che conservano presenze del monachesimo benedettino. La bozza, presentata in occasione della festa del patrocinio di san Benedetto, ha il fine di diffondere il patrimonio benedettino per la costruzione di una nuova civiltà europea che metta in primo piano l’unità tra le popolazioni. La lettura, da parte del sindaco di Norcia Naticchioni, del documento è stata preceduta da un convegno tenuto dal professore di filosofia politica dell’Università di Perugia Roberto Gatti. Ad esso hanno partecipato anche il Primo cittadino e l’arcivescovo mons. Fontana, nonché alcuni rappresentanti della Provincia di Ascoli Piceno, che conserva numerose presenze benedettine, il presidente della Commissione finanze e tesoro del Senato della Repubblica Pedrizzi, il senatore Castellani e l’assessore provinciale Andreani. Naticchioni ha ribadito l’importanza per la città di Norcia dell’esistenza del protocollo come strumento per unire i popoli ed ha ricordato l’impegno che già da tempo coinvolge Norcia nella promozione della pace, attraverso la fiaccola benedettina. Mons. Fontana ha invece voluto unicamente ringraziare questa occasione come stimolo per ridare voce e spazio alle nostre radici. Dopo i primi due interventi introduttivi, Gatti è passato a ricordare una frase di Giovanni Paolo II: il santo Padre manifestò la sua delusione quando, in occasione del 1200esimo anniversario dell’incoronazione di Carlo Magno nel 2000, disse che, nella ‘Carta europea’ approvata a Nizza, i diritti della persona non erano sufficientemente tutelati e non vi era alcun riferimento a Dio. ‘Le radici cristiane d’Europa ‘ ha ricordato Gatti ‘ sono radici di valore universalistico’, spiegando come né nell’antica Grecia né nella Roma classica si conobbe l’idea di Europa. Per Roma non ci fu una sintesi di civiltà, ma semplicemente l’esportazione del modello della Urbs; l’unificazione forse avvenne dal punto di vista politico, attraverso l’uniformità al diritto romano. Ma alla base della nostra idea d’Europa c’è il cristianesimo e san Benedetto contribuì moltissimo alla trasmissione dell’eredità cristiana nel territorio europeo invaso dai barbari. Il monachesimo compì infatti un’opera di cernita tra i diversi popoli. Prudenzio, cristiano spagnolo del III sec. d. C., scrisse ‘Qual è il segreto che riflette sul significato dell’impero romano? Dio desidera l’unità dell’Impero’. Con questo poeta latino la pax romana diventa premessa alla pax christiana. E’ al cristianesimo, per quanto possa sembrare strano, che dobbiamo riconoscere le origini laiche d’Europa: si affermò infatti l’idea dell’uguaglianza degli uomini in quanto figli di uno stesso padre. Il cristianesimo è stata la prima civiltà ad operare una sintesi di pluralità, ad unire tutti i popoli sono gli stessi diritti umani che sono diritti universali. Gatti ha ricordato infatti che ‘anche i non cristiani non possono nascondere che ogni volta che l’Europa ha tagliato le sue radici ha provocato dei limiti della politica’, come ad esempio i totalitarismi e tutti gli orrori del XX secolo. Per i greci e i romani il legame fondamentale della Civitas era la giustizia, per i cristiani invece è l’amore, non c’è infatti giustizia senza carità. E’ come dire che la giustizia è una forma imperfetta della carità, che essa ha il suo fondamento nel dono d’amore che viene da Dio. ‘Dobbiamo forse dire che la modernità oggi è nichilista perché non conosce le sue radici cristiane? ‘ ha concluso Gatti ‘ No, ma ogni volta che l’ha fatto è caduta nell’orrore, nelle guerre’.
Cristianesimo: prima civiltà ad operare una sintesi di pluralità
Protocollo d'intesa tra i comuni dell'Umbria con presenze benedettine
AUTORE:
Sara Fratepietro